Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sulle carceri con l’obiettivo di alleggerire il sovraffollamento e di migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Infatti si prevede che nei prossimi mesi usciranno 1.700 detenuti.
Il Calabria C.R.E.A. (Coordinamento Regionale Comunità per Tossicodipendenti) accoglie il provvedimento, definito pacchetto carceri, varato dal Consiglio dei ministri e per cui si prevedono interventi sia sui flussi di entrata che di uscita dal carcere permettendo ad esempio ai piccoli spacciatori e tossicodipendenti una maggiore possibilità di accedere alle comunità di recupero anziché la detenzione in carcere. “Potrebbe essere certamente una concreta e reale possibilità di cura per i detenuti tossicodipendenti, che oggi rappresentano un terzo della popolazione carceraria – afferma il presidente di C.R.E.A. Calabria, Pino Piero De Lucia Lumeno.
Tutto ciò si scontra con il piano di rientro sanitario elaborato dalla nostra regione che ormai da anni applica tagli indiscriminati che impediscono a tutte le strutture riabilitative di poter dare risposte adeguate ed efficaci. Visto il Decreto crediamo sia letteralmente inapplicabile la possibilità paventata dallo stesso di facilitare l’uscita e la possibilità di riabilitazione dei detenuti per reati legati al consumo ed ai reati correlati. Il budget previsto risulta assolutamente insufficiente a fornire qualsiasi risposta. Attualmente i budget generali sono stati tagliati dal 40 al 60% a seconda delle ASP di competenza. Il timore è che quanto paventato dal decreto rimanga solo carta scritta e per l’ennesima volta si sprechi una occasione per dare una possibilità a quelle “fasce deboli” che, come sancisce la nostra Costituzione, hanno il “diritto alla cura”. Ciò che potrebbe rappresentare una via di riscatto sociale per i detenuti e una scelta di civiltà per l’intera società rischia di ripercuotersi sui territori creando ulteriore disagio e alimentando il circolo vizioso della recidiva. Le politiche che vogliono affrontare la questione del sovraffollamento delle carceri non possono limitarsi a trattare solo lo svuotamento delle stesse ma devono prevedere percorsi de reinserimento, accompagnamento e possibilità di riscatto sociale”.