“C’era una volta nella piana di Rosarno – Gioia Tauro una filiera agrumicola che valeva ottomila posti di lavoro e per qualità e quantità faceva invidia. Oggi, a quattro anni di distanza dalla rivolta che aveva fatto il giro del mondo con le immagini di una guerriglia i problemi ed i nodi rimangono irrisolti”. Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria, “per non dimenticare ma prendere nuovo vigore” conferma che la catena di sfruttamento è ancora drammaticamente presente e schiavi della filiera agrumicola rimangono i lavoratori, gli agricoltori ed i trasformatori. Il prezzo totale che si continua a pagare, è la somma delle condizioni di sfruttamento di queste tre figure professionali. Le uniche ad aver vinto sono le multinazionali dell’aranciata che non hanno consentito di rimuovere le cause economiche che sono alla base che vedono gli agrumi sottopagati e il cui ricavo non copre nemmeno il 50% dei costi. Sono le multinazionali delle bibite, che nonostante campagne pubblicitarie costosissime e accattivanti, stanno impedendo di applicare la norma che prevede l’innalzamento di succo di arance nelle bibite al 20%, ed ancora sono loro a bloccare, in barba alla trasparenza, i decreti attuativi per l’indicazione di origine delle materie prime in etichetta previsti dalla Legge 4/2012. Il sequestro –l’ultimo ad agosto u.s. – di tonnellate di succhi provenienti dal Brasile, spacciato poi per italiano, effettuato dal Corpo Forestale dello Stato ne è la conferma.
Ad essere lasciati soli sono i sindaci e le associazioni di volontariato e caritatevoli, mentre dalle Istituzioni Regionali e Nazionali ad oggi, solo “litri e litri” di parole e di inutili passerelle. Come Coldiretti Calabria abbiamo e continuiamo a “non lasciare sola Rosarno”cercando, nelle nostre possibilità, che non prevalga la cronaca nera. Ma dall’impegno non possono chiamarsi fuori le Istituzioni Regionali e Nazionali, il tutto in un quadro coerente. Pensare che Rosarno possa ritornare ad essere una fortezza assediata, dove viene messa in continuo pericolo una civile convivenza tra la popolazione residente con la presenza di tanti lavoratori extracomunitari che da anni vive nell’illegalità ai limiti dell’estrema sofferenza, del degrado umano, dell’ emarginazione sociale deve far riflettere tutti. Dimenticare Rosarno può essere un errore fatale ed un pessimo esempio di come si dichiara la fine dell’agricoltura e la sconfitta di un valore ed un diritto importante per tutti quale è il lavoro. Dalla Regione Calabria, finora silente, ci attendiamo – conclude Molinaro – che possa innescare una azione positiva e determinata, con coerenti politiche nei confronti di tutta la filiera.