“Il delirio di inefficienza ed inutilità della riforma delle province pare perfettamente simboleggiato dalla circolare 1 luglio 2014 emanata dal Ministero dell’interno, per regolare le elezioni, da svolgere entro settembre 2014, dei consigli metropolitani, nonchè dei presidenti e dei consiglieri delle province riformate (leggi qui). Un torrente in piena di 48 pagine, pieno di scadenze, indicazioni, modelli – afferma il coordinatore RSU della Provincia di Crotone, Vincenzo Malacari. In sostanza, il Ministero, a causa della pessima formulazione normativa contenuta nella legge Delrio, tratta le elezioni di secondo grado degli organi di città metropolitane e province alla stregua di elezioni a suffragio universale. Con profluvio, dunque, di uffici elettorali, seggi, sezioni, schede, verbali, liste, rappresentanti di liste e tutto il rituale liturgico che si accompagna a delle elezioni vere e proprie.
Peccato che le elezioni delle cariche nelle città metropolitane e nelle province con le elezioni vere e proprie non abbiano nulla a che vedere. Si tratta di un sistema sostanzialmente farseco e, al tempo stesso, estremamente complicato, solo per permettere ai partiti su base provinciale di designare propri componenti già sindaci o consiglieri comunali, ad occupare gli scranni dei consigli ed il ruolo di presidente. Diciamocelo francamente: Per eleggere, da parte di poche centinaia di consiglieri e sindaci (a Crotone sono 27!!!!) , poche decine di consiglieri e presidenti provinciali, non sarebbe stato il caso di provare a fare un po’ di sperimentazione, rinunciando, per una volta, ad essere il Paese delle enunciazioni contro la burocrazia ed in favore delle semplificazioni, per essere realmente concreti? Che problema ci sarebbe stato ad assegnare ai segretari comunali di ciascun comune di accertare in capo ai consiglieri ed i sindaci il possesso dell’elettorato attivo e passivo, comunicandolo alle province via Pec? Perchè creare una “lista” dei candidati, quando candidati non possono che essere i consiglieri ed i sindaci, lasciando liberi i partiti di organizzare il consenso ed il voto come credono? Perchè costituire uffici e sezioni elettorali, stampare schede, redigere verbali, insomma attivare tutto l’armamentario della più bieta burocrazia, e non prevedere molto semplicemente che l’elezione avvenisse mediante la comunicazione alle province dei voti rilasciati da ciascun titolare dell’elettorato attivo tramite la Pec del comune presso il quale svolge l’attività di amministratore? Senza praticamente alcuno sforzo e con una circolare da 3 paginette, si sarebbe svolta l’elezione in maniera semplicissima ed immediata. Sempre di elezione-farsa si sarebbe trattato. Ma, almeno, ci saremmo risparmiati il vero e proprio inno alla burocrazia che deriva da queste assurde elezioni, figlie dell’assurda riforma delle province”.