di Luigi Ruggiero. Cirò, nobile per la schiatta di uomini che hanno dato lustro alla cultura mondiale e che al futuro consegnano un patrimonio inestimabile di Valori umanistici e scientifici e Cirò Marina, che nei due lustri a cavallo degli anni 70-80 aveva fatto credere ad uno spendibile progetto di crescita e di sviluppo dell’area del ciromarinese; i due centri di “noi che chiamati fummo greci, ma greci più grandi”, nel terzo millennio di Renzi e delle divisioni socio-ecomico-culturali “ora, siamo negletti in solitario abbandono”. Quasi tutti i rioni della Cirò che “devorat haec rostro pervigilatque pede” e della Cirò Marina “mari felix meroque”, che prima pullulavano “di vita e di mestieri e di giochi” ora languono, si consumano solo abitate dal freddo di tramontana, che, impietoso spazza le strade, nonostante “la grazia delle streghe di Benevento (la grande bugia!), tenute lontane dalla scopa di saggina e dal sale delle nostre casalinghe”. Muoiono Cirò e Cirò Marina, tra lamentazioni poetiche, gargarismi politici e arzigogolature filosofiche, mentre altrove, cultura e politica camminano insieme per costruire futuro. E’ di questi giorni la notizia che la Direzione Centrale della Finanza Locale (chicca imboccatami da un diligente funzionario comunale e poi verificata direttamente) ha liquidato il contributo per l’anno 2014 spettante ai comuni istituiti a seguito di procedure di fusione.
Così Figline Valdarno e Incisa Valdarno avranno 1 milione e 38 mila euro con una popolazione di circa ventimila abitanti ed il nuovo Comune di Valsamoggia, con più di trentamila abitanti, 998 mila euro, e non per il solo 2014, ma per un quinquennio a partire dal 2014. Ed il contributo sarà erogato in aggiunta ai trasferimenti ordinari e per la sola fusione. “Dalla nascita del nuovo Comune della Valsamoggia i cittadini non perderanno nulla, ma guadagneranno molto in termini di investimenti, servizi e qualità della vita”, così scriveva Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione Emilia Romagna. Così hanno scritto e confermano gli altri comuni della Toscana, dell’Emilia Romagna e della Lombardia che hanno proceduto alla fusione, per non morire. Ebbene, cultura e politica di Cirò e di Cirò Marina, senza più cazzeggiare e cercare scuse e colpevolezze, mettetevi insieme, senza confini di appartenenza, magari istituendo – su iniziativa dei due Comuni – un Ufficio che segua e realizzi nel pieno rispetto del diritto, e pure attraverso la propedeutica esperienza dell’Unione, la migliore soluzione. Solo nel caso in cui, per ragioni diverse e sempre opinabili, la cultura intelligente della Cirò Grande, dovesse sentirsi defraudata della propria identità e tipicità socio culturale e della propria importante storia, io ricorderei che “in una prospettiva olistica il “tutto” e la “parte” sono co-essenziali, legati da una fondamentale relazionalità interna. Ognuno contiene in sé il tutto ed è spinto a creare comunità” e che, quindi, si può rimanere sempre e stessi, con una tipicità e dei caratteri che non sono di nessun’altro, in un concetto di “ruga” che è parte del tutto, e di un tutto più importante, più rappresentativo e più rappresentato.