Cataldo Amoruso, scrittore, commediografo e storico di Cirò Marina e, aggiungiamo noi, sognatore e poeta della vita, nel presentare il suo ultimo libro dal titolo suggestivo, “C’era una volta il Night”, oltre a narrare una parte della sua vita di “giovane musicista e viveur” durante la sua esperienza romana e milanese, con il suo ventunesimo lavoro, presentato in salone di Palazzo Porti il 2 gennaio scorso, gremitissimo di amici, parenti ed estimatori, ha permesso a tutti i presenti di “tuffarsi” emotivamente e con la mente, in un mare di ricordi dei tempi che furono. Durante la serata infatti, più che una presentazione del suo ultimo libro, è stata l’occasione per instaurare un “amarcord” degli anni sessanta, vissuti da lui fra le luci della ribalta, i locali frequentati da nomi importanti dello spettacolo e della musica. Un incontro e un dialogo fra vecchi amici, che Cataldo Amoruso, come sempre, riservato e a tratti con gli occhi sognatori, osservava e ascoltava, schivo nell’esporsi e nell’intervenire, leggendo nei vari interventi degli amici, dei parenti, e di quanti hanno avuto il piacere e la fortuna di conoscerlo, quanto affetto, stima e gratitudine, egli abbia saputo trasferire e quanta in effetti, per chi lo ha frequentato hanno avuto da lui stesso.
Cataldo è sempre stato il solito uomo riservato, attento a quanto avveniva, trasferendo le sue sensazioni, i suoi vissuti le sue conoscenze e la sua cultura dei tempi, in pagine scritte con un linguaggio scorrevole e coinvolgente. Questo suo ultimo lavoro letterario, per chi lo ha letto o per chi lo leggerà, racconta i suoi cinque anni di vita vissuta, come ha detto in una sua intervista precedente, “gli anni più belli per la mia generazione, poiché si usciva dall’incubo della miseria che aveva lasciato la sciagurata e tragica guerra del 40 e si andava verso il futuro radioso del boom economico dove almeno 10 milioni di italiani andavano in ferie per un mese, compravano la 600 e la 500. Un’Italia spensierata, allegra allagata da bellissime canzoni.”. Una serata, quella della presentazione del suo libro, introdotta da Giuseppe Russo e coordinata da Pina Malena, che è stata frammezzata da alcuni brani letti da Stefano Grillo e alcuni momenti musicali a cura di Pasquale Sculco, che ha messo a nudo anche attraverso i racconti personali del dott. Antonio Amuruso, dell’amico scenografo, Giovanni Malena e, in maniera quasi commossa dal dott. Giuseppe Spadafora, alcuni spaccati del vissuto di Cataldo Amoruso, che hanno, come dicevamo, almeno per chi ha vissuto quei tempi, fatto ritornare la memoria a quando la vita era fatta di emozioni, di voglia di vivere, anche con la miseria, anche senza il clamore della televisione di oggi e dei media, agli ormai quasi dimenticati anni della giovinezza di Cataldo e di chi come lui ha vissuto quei tempi. Una serata, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che ha fotografato, Cataldo Amoruso, per me, per tanti, uomo poeta di vita e sognatore.
CARO QUINTINO
GRAZIE DELLA STIMA, SEI L’AMICO SINCERO DI SEMPRE, TI RICORDI QUANDO A SCUOLA MANGIAVAMO PANE E SARDEDDA CHE ERA MEGLIO DEL CAVIALE.
UN ABBRACCIO
CATALDO AMORUSO
Seguo con vivo compiacimento il successo del mio amico Cataldo Amoruso. Io posso vantarmi del privilegio di essere stato suo compagno delle elementari dove egli manifestava già una intelligenza superiore e interesse per le opere letterarie. Una poesia recitata da lui incantava, anche se lo chiamavamo l” ingegnere” per il suo interesse per le invenzioni e la meccanica . Schivo e modesto era e tale è rimasto. Complimenti e un abbraccio , Cataldo. Ti rivedo sempre con piacere.