Sono stati pubblicati sul Bollettino Ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse – Anno LX , del 31/12/2016 a seguito delle conferenze di servizio svoltesi il 7 novembre 2016 , due nuove autorizzazioni alla Società petrolifera statunitense GLOBAL MED LLC per la ricerca di idrocarburi, gas e petrolio nel mar Jonio. Il tratto di costa Ionico interessato ricade nelle giuridisdizioni delle provincie di Catanzaro e Crotone, per la nostra Provincia è interessato tutto il territorio da Isola a Crucoli Torretta. Anche se si parla di sole attività di ricerca , per l’impiego della tecnica dell’air-gun ci saranno sicuramente effetti negativi per le attività di pesca e del turismo.
Sono intervenuti su questo il Movimento “ NO TRIV” e “MO Unione Mediterranea” segnalando il rischio che stanno correndo le nostre coste ormai da tempo. Come CGIL di Crotone, oltre a condividere le preoccupazioni ,ricordiamo che già in passato avevamo più volte sollecitato l’intervento delle Istituzioni a partire dalla Regione Calabria, Provincia di Crotone e tutti i Comuni rivieraschi.
Nel rinnovare l’invito a una forte presa di posizione , segnaliamo che è necessario per impedire questa ulteriore ferita ai danni del nostro territorio. E’ possibile costituirsi al TAR Lazio entro fine Febbraio 2017 per far valere le ragioni che in tutti questi anni ci hanno spinti a manifestare e segnalare interventi che non andranno mai in direzione degli interessi dei territori e rispettosi della natura , ma continueranno ad arricchire Multinazionali petrolifere.
Ma a Cirò Marina non sono stati accertati movimenti anomali del fondo marino ?
Bravi, i miei complimenti ci vuole coraggio ad autorizzare trivellazzioni in zone sismiche.
Trivelle e terremoti Dal 2008 la frequenza dei sismi in Oklahoma e Texas è cresciuta a dismisura. La causa, dicono gli scienziati, è l’iniezione delle acque di smaltimento, provenienti dall’estrazione di petrolio e gas, in pozzi sotterranei profondi. Le iniezioni possono alterare le tensioni che tengono insieme le faglie geologiche e consentirne lo slittamento, scatenando un sisma. Lenti a reagire, alcuni Stati hanno limitato le quantità di acque di smaltimento iniettate nel sottosuolo. I terremoti continuerebbero anche se le iniezioni fossero bloccate, perché i cambiamenti di pressione già indotti nelle rocce profonde possono migrare per anni e incontrare nuove faglie.