Da un po’ di tempo si è divulgata notizia, presso gli organi di stampa locale, dell’imminente chiusura del tratto ferroviario Catanzaro Lido / Sibari, nel periodo 12 giugno-9 settembre 2017, necessaria per l’esecuzione di lavori di ammodernamento della linea ferroviaria che comprendono anche l’eliminazione dei passaggi a livello ancora rimasti nel tratto della fascia jonica interessata e la sostituzione del materiale rotabile ferroviario (binari). Nel periodo di interruzione, il servizio ferroviario tra Catanzaro Lido e Sibari verrà interamente sostituito da autobus, in questo caso è previsto un ampia divulgazione degli orari di partenza dei medesimi mezzi. Costo dell’operazione, in totale sono stati investiti 40 milioni di Euro.
Chi ci assicura che dopo i lavori per l’ammodernamento (dove è tutto da verificare) della tratta ferroviaria Jonica, questa sarà aperta nei tempi e nei modi stabiliti? O peggio ancora, che con la scusa dei lavori questa verrà chiusa definitivamente, facendo abituare la popolazione (pendolari ferroviari) sempre più all’utilizzo dei “pulman”?! La mia preoccupazione nasce dal recente fatto avvenuto nella stazione di Reggio cal. marina, definitivamente smantellata e la sua storia cancellata da una politica “miope e distruttiva”. Nonostante tutto vogliamo pensare positivo, la nostra speranza è di rivedere la rinascita della ferrovia Jonica su standard Europei, con il ripristino dei treni a lunga percorrenza come l’Intercity Crotone-Milano. Oggi rispetto al passato a monitorare che tutto ciò vada per il verso giusto ci sono una serie di associazioni di pendolari nate in tutta la costa jonica che fanno parte della Rete Associazioni FIBC (Ferrovia Ionica Bene Comune) che comprende anche il CIUFER (Comitato Italiano Utenti Ferrovie Regionali). Personalmente le ho battezzate come le Sentinelle sociali per la difesa ed il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico dei pendolari a lunga e media percorrenza della dorsale Jonica. A tal proposito seguirà una lettera aperta, a cura della Rete Associazioni FIBC, sulla questione contratto di servizio.
SERVIZI FERROVIARI. BASTA VESSAZIONI, OCCORRONO SERVIZI DIGNITOSI
Un Contratto di Servizio equilibrato o sarà scontro con Trenitalia e la Regione
22 Aprile 2017
Esiste un documento che regola i rapporti tra la Regione e l’impresa di trasporto ferroviario e stabilisce entità e qualità dei servizi di trasporto, regole di comportamento da parte dell’azienda e degli utenti. È il cosiddetto Contratto di Servizio.
Su questo documento si gioca una strana partita nel trasporto ferroviario in Italia. Fortemente squilibrata a favore di Trenitalia. L’impresa Trenitalia gode dei vantaggi di Stato in quanto impresa di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma agisce con un modus operandi da impresa privata, su un mercato nei fatti truccato. Il massimo dei vantaggi, praticamente a rischio zero; un po’ come se si trattasse di un capitalista garantito. Altro che libero mercato. Con uno Stato consapevole e per questo colpevole di ingiustizia. Stato che in questi giorni mostra i muscoli (manovra di finanza governativa) paventando multe salate per i portoghesi; ovviamente forte con i più deboli e debole con i forti, leggasi corrotti e grandi evasori.
Ma le ingiustizie sono numerose nei confronti della popolazione. La prima risiede nel fatto di aver frammentato i Contratti a scala regionale; ciascuna Regione tratta la questione per i fatti propri. Lo Stato trasferisce annualmente dei fondi alle Regioni per il trasporto pubblico locale (TPL) e queste devono vedersela con le Divisioni Regionali di Trenitalia. A parte il fatto che i fondi tendono a diminuire nel tempo, esistono evidenti distorsioni e squilibri cui bisognerebbe porre fine:
– Trenitalia privilegia i servizi più redditizi (Frecce), lasciando scadere la qualità dei servizi regionali;
– Trenitalia gode di un regime di monopolio, nei fatti, sul gran parte del territorio italiano;
– alcune regioni, più ricche e più accorte, riescono ad integrare le risorse finanziarie e si pongono in modo autorevole al tavolo delle trattative; le altre, la gran parte, e in particolare quelle meridionali, scontano l’insufficienza di risorse e di capacità contrattuale, apparendo in condizioni di sudditanza rispetto a Trenitalia;
– i Contratti di Servizio possono essere molto diversi da Regione a Regione, con la conseguenza di standard differenziati, alla faccia dell’uguaglianza dei diritti per i cittadini italiani.
Il risultato è che i Contratti di Servizio sono spesso contratti capestro, calati dall’alto da Trenitalia, firmati da Governatori distratti, e si arriva all’assurdo di consegnare il servizio addirittura per 15 anni all’impresa. Con diverse aggravanti; a titolo indicativo:
– la inefficacia del monitoraggio dei servizi; nella pratica il controllo degli standard viene esercitato dalla stessa impresa di trasporto, per cui ne risulta che tutto va per il meglio e le Regioni non fanno pagare i disservizi quotidiani nella giusta misura all’impresa; ovvio il danno per i viaggiatori che non sono tutelati (corse saltate, ritardi, mancanza di igiene, servizi di pessima qualità, ecc.) e il danno economico per la comunità;
– la riduzione degli standard di sicurezza del trasporto;
– la pratica inaccessibilità dei servizi a persone con disabilità;
– l’imposizione di strumenti operativi che sembrano indirizzati a vessare i viaggiatori, come la multa di 5 Euro per chi è sprovvisto di biglietto (a prescindere dalle ragioni), la limitazione di validità del biglietto al giorno di acquisto, la chiusura delle biglietterie, l’abbandono delle stazioni e dei relativi servizi, l’organizzazione di orari non coordinati, non integrati e non rispondenti alle esigenze degli utenti;
– l’incentivo alla conflittualità fra ferrovieri e viaggiatori, ponendo i lavoratori fra l’incudine dell’utenza (che protesta per i disservizi e le vessazioni non digeribili) e il martello del dirigente-padrone che impartisce ordini fondati su forzature regolamentari inique;
– la sostanziale assenza di forze sindacali a tutela dei ferrovieri, ormai soggiogati dalle politiche liberiste dei partiti cui sono sottomessi.
In Calabria il Contratto di Servizio dovrebbe essere firmato nei prossimo mesi e dovrebbe regolare i patti dal 2018 al 2033. Ma ancora oggi nessuno ha potuto leggere un rigo di questo importante documento. In Regione asseriscono di non aver ancora avuto la proposta da parte di Trenitalia.
Noi chiediamo:
a) di poter conoscere con opportuno anticipo il documento di proposta di Contratto di Servizio;
b) che la Regione Calabria aumenti sostanzialmente le risorse per l’esercizio del trasporto ferroviario, attraverso risorse proprie o trasferimenti statali da richiedere al Governo;
c) che la Regione Calabria si faccia garante dei diritti della comunità regionale, avanzando proposte volte a tutelare viaggiatori e lavoratori;
d) che la Regione Calabria si faccia garante della trasparenza degli atti e attivi un processo partecipativo, coinvolgendo le associazioni e le forze sociali.
Nel Contratto di Servizio che si andrà a firmare sono in gioco risorse rilevanti pagate dalla Comunità (oltre 1 Miliardo di Euro spalmati su 15 anni). Chiediamo di cambiare le cose rispetto al passato; in particolare rivendichiamo l’opportunità della registrazione (con visibilità su sito Trenitalia) di ritardi e disservizi dei treni programmati, della registrazione e pubblicazione a cadenza quadrimestrale delle segnalazioni degli utenti, l’attribuzione ad un ente terzo del monitoraggio dei servizi evitando la prassi attuale di Trenitalia che monitora se stessa (controllore/controllato in conflitto di interesse evidente), la rivisitazione dell’entità delle penali a carico di Trenitalia per i disservizi accertati, delle schede di qualità dei servizi, delle misure di prevenzione per la sicurezza di viaggatori e ferrovieri, ed altro ancora. Vogliamo conoscere anche quali saranno gli investimenti programmati dall’impresa affidataria in termini di materiale rotabile e di servizi. Noi non accetteremo arretramenti, anzi pretendiamo il recupero in pochi anni di standard i qualità europei. Chiediamo che la Regione convochi al più presto un tavolo di confronto, su questo tema specifico, fra Associazioni dei pendolari e Trenitalia. In assenza di risposte, attiveremo forme di mobilitazione e di protesta.
Rete Associazioni FIBC
CIUFER: Domenico Gattuso, Rosalba Rizzuto
APJ: Immacolata Mauro, Antonio Lombardo
APR (Area dello Stretto): Giuseppe Imbalzano, Pietro Denisi
AFIAG (Area Grecanica): Sara Nucera, Carmelo Nucera
ALFI (Locride): Maria Carmela Monteleone, Rocco Spanò
AFI-CZ: Carla Maffei, Sabrina Lupis
ACFJ (Crotone): Anna Maria Cantafora, Ginetta Rotondo
AFIAMI (Alto Ionio Cosenza): Luciana Errigo, Euristeo Ceraolo