
Originaria del Sud Africa, fu introdotta per la prima volta in Europa nel 1757 a Londra, principalmente a scopo ornamentale, e si diffuse nel Mediterraneo partendo dalla Sicilia nel 1796 fino alla Sardegna nel 1859. La droga si trova nelle foglie, e nei piccioli che contengono grandi quantità di ossalati, e acido di potassio, tossici e pericolosi per il bestiame, con documentati impatti negativi su bovini e ovini nelle regioni in cui è diffusa la pastorizia come il crotonese. Chi da giovane non ha mai succhiato il gambo del fiore , cioè il picciolo a suo rischio e pericolo naturalmente, visto che si poteva incorrere in forte coliche renali e mal di pancia. Va usata con circospezione, perché i suoi principi attivi, possono produrre facilmente intossicazioni gravi, lesioni ai reni, anuria e anche la morte, come può succedere nei bovini, cavalli e ovini, per questo molto studiata dagli Etnobotanici. Infatti le lesioni renali si registrano soprattutto nelle pecore, nel bovino dove si osserva albuminuria, sciallorea, convulsione e morte. Istologiacamente si riscontra glomerulonefrite emorragica sierofibrinosa, precipitazione di sale di calcio. In medicina popolare molti mandriani e pastori di Cirò raccontano di episodi in cui bovini e pecore dopo essersi cibati intensamente di tale pianta, sono deceduti. Dal racconto di un anziano pastore è emerso che alcuni anni fa, per il consumo di tale pianta , che in primavera abbonda, perciò molto tossica, due capre di cinque anni e un capretto di sei mesi sono morti nel giro di 24 ore e, una capra di due anni ha abortito dopo aver per 3 giorni pascolato in un campo infestato all’80% dall’Oxalis pes- caprae L. , una bovina al nono mese di gravidanza dopo aver pascolato per due giorni in un campo infestato al 100% di questa pianta è deceduta. Gli animali ammalati manifestarono: colica, meteorismo,paralisi agli arti, blocco renale coma e morte. Dopo ingestione si legge su rivista specialistica inerente la tossicologia dell’acido ossalico: far bere al soggetto soluzioni diluite di qualsiasi sale solubile di calcio per indurre la precipitazione di ossalati. Nel caso in cui non si sia registrata compromissione della mucosa gastrica è opportuno procedere allo svuotamento dello stomaco previa somministrazione di grandi quantità di soluzioni di carbonato di calcio o di altri sali di calcio. Per prevenire una sindrome di tipo tetanico si dovrebbe somministrare per via endovenosa gluconato di calcio al 10% in dose da 10 a 20 ml. Nel caso in cui non vi sia compromissione renale è opportuno far assumere da 4 a 5 litri dì fluidi giornalmente per prevenire la cristalluria. Inoltre sempre dopo ingestione si hanno irritazioni della mucosa orale, della faringe, dell’esofago e dell’apparato gastrointestinale. La sostanza viene assorbita rapidamente attraverso la pelle e la mucosa gastrointestinale. Dopo assorbimento sono stati osservati: agitazione, spasmi, nausea, vomito, disturbi cardiovascolari, collasso, alterazione del bilancio degli elettroliti. E’stato segnalato danno renale per ostruzione del tubulo renale a seguito della formazione e precipitazione di cristalli di ossalato di calcio. L’avvelenamento da acido ossalico si legge in un lavoro di più autori è caratterizzato generalmente da lesioni gastro-intestinali e renali e da disturbi neuromuscolari. I risultati clinici e patologici concordano con le precedenti descrizioni di avvelenamento da ossalato nelle pecore. La sintomatologia clinica in particolare è imputabile all’elevata azotemia e ipermagnesemia. Anticamente tale pianta veniva chiamata “Erba viscida o visciula”meglio conosciuta come “Trifoghju” colpiva soprattutto pecore e capre. Cresce abbondantemente nelle zone chiamate Campanise, Difesa Piana, e nei luoghi bassi di Fatagò” che si trovano nel comune di Cirò. Nella “Descrizione ed Istorica narrazione di Cirò“ di Giovan Francesco Pugliese del 1849, racconta che in questi luoghi nelle vaccine comparse il “Morbo Ignoto” conosciuto dai veterinari col nome di “Pinzanese” e veniva curato con aceto. E’ una specie altamente competitiva, con forte impatto sulla la biodiversità autoctona, sostituendosi ad altre specie erbacee ruderali e a quelle tipiche degli ambienti arati.. L’acetosella gialla cioè la Oxalis pes-caprae, attualmente è segnalata come invasiva nelle maggior parte delle regioni centro-meridionali e delle isole, come naturalizzata in Umbria e Molise e casuale in Lombardia. In Toscana, dove è stata rilevata per la prima volta a Marina di Massa nel 1923. Inclusa nella lista delle 100 peggiori specie invasive del nostro continente, è una pianta altamente competitiva, in grado di deprimere profondamente la biodiversità autoctona, sostituendosi ad altre specie erbacee ruderali. In particolare in ambiente Mediterraneo la sua presenza porta alla soppressione di piante tipiche degli ambienti arati, e spesso di un certo interesse conservazionistico. L’unica arma che abbiamo è il suo sradicamento, buoni risultati sono stati ottenuti in particolare con la rimozione manuale, o con l’uso di pirodiserbo ed il trattamento con Acido Acetico.