Quando l’Esaro esondò: La risposta eroica della Cooperativa Agorà – Raccontata dagli Operatori della Cooperativa Sociale Agorà Kroton.
In quell’ottobre del ’96 nella città di Crotone e nel territorio della provincia da molti giorni pioveva a dirotto. Noi della Coop. Agorà eravamo tutti preoccupati perché, proprio nelle zone dove già in altre occasioni si erano verificate delle alluvioni, la cooperativa gestiva un appartamento per il reinserimento lavorativo degli ex tossicodipendenti all’interno delle strutture parrocchiali di Fondo Gesù. Altra struttura della cooperativa a rischio alluvione era il laboratorio di rilegatoria in via Spiaggia delle Forche. I soci della cooperativa conoscevano bene le sofferenze che potevano portare le esondazioni dell’Esaro, del Papaniciaro e del Pignataro perché loro stessi da bambini le avevano vissute. Nel 1959, infatti, l’esondazione dell’Esaro aveva distrutto tutte le baracche costruite alla Marinella e dopo questa tragedia le famiglie che vivevano là erano state trasferite nel nascente Fondo Gesù.
Il 14 ottobre del 1996 piove tanto forte che, già nella mattinata, la maggior parte delle strade di Crotone sembrano trasformate in fiumi. Noi responsabili della coop. Agorà ci rendiamo conto che la situazione sta precipitando e, seriamente preoccupati, ci dirigiamo il più in fretta possibile verso il laboratorio di Spiaggia delle Forche, ma possiamo solo constatare che è già completamente allagato.
Intanto cominciano ad arrivare notizie allarmanti anche dai quartieri San Francesco e Fondo Gesù secondo le quali ci sarebbero addirittura dei morti.
A questo punto ci precipitiamo verso il quartiere Fondo Gesù percorrendo con molta difficoltà via Miscello da Ripe ridotta ormai ad un mare di fango. Mentre cerchiamo di farci strada, i nostri occhi si riempiono di lacrime alla vista della drammatica situazione del quartiere. Sembra un lago e siamo molto preoccupati soprattutto per gli abitanti dei vari scantinati realizzati abusivamente sotto il livello stradale.
Arriviamo nei pressi dell’appartamento che gestivamo e ci abbracciamo con i nostri ragazzi che si erano salvati tutti.
Mentre a mani nude cominciamo a spostare mobili e togliere fango, Girolamo, che era il responsabile della comunità, ci racconta che, appena avevano visto esondare l’Esaro, erano corsi in aiuto dei ragazzi disabili del centro “Marianna Germoli”, voluto e fatto costruire da Monsignor Giuseppe Agostino, e con i responsabili del centro erano riusciti a sollevare i ragazzi con le carrozzine, issandoli su un camion che li aveva allontanati dal pericolo.
A questo punto cominciamo a far caso alle urla disperate di chi aveva perso quel poco che aveva, e ci rendiamo conto che è necessario organizzarci per andare in aiuto della popolazione. Ci mettiamo in contatto con i responsabili della nostra comunità di recupero per i tossicodipendenti di Sovereto che ci raggiungono con i ragazzi ospiti e immediatamente si danno da fare per cominciare a rimuovere il fango dagli scantinati.
È chiara da subito che a mani nude è difficile togliere tutto quel fango. Contattiamo, perciò l’allora presidente della Provincia Carmine Tallarico che si attiva immediatamente e riesce in breve tempo a fornirci l’attrezzatura necessaria.
In una situazione così drammatica, la cosa più commovente è che anche i ragazzi della casa per malati di AIDS vogliono dare una mano e, anche se sofferenti e seduti sulle sedie, con un raspa-fango cercano di dare il loro modesto ma grandioso contributo.
Furono giornate convulse, dominate dalla necessità di fare presto.
Nessuno di noi pensava alla stanchezza che quell’enorme lavoro comportava e finivamo finanche col dimenticarci di mangiare e bere. Fortunatamente e saggiamente il dott. Franco Tricoli, Giudice Tutelare dei Minori del Tribunale di Crotone, tutte le mattine provvedeva personalmente a procurarci panini e acqua e si accertava che facessimo le pause necessarie.
Nel corso di quell’alluvione anche l’Agorà perse tutti gli arredi delle sue strutture, ma non ci importò più di tanto. In quel momento eravamo felici di aver potuto dare il nostro contributo pur consapevoli che l’impegno non sarebbe finito con il rendere agibile il quartiere.
Quella tragedia costò la vita a sei persone (Paolo Pupa, Angela Trovato, Luca Buscema, Michela Cicchetto, Luca Tavano, Bruno Comisso)
Non si riuscì mai a trovare Michela Cicchetto e Luca Tavano alla cui ricerca, in risposta all’appello di Don Pino Caiazzo, anche gli operatori dell’Agorà avevano dato il loro apporto.
Ancora una volta gli esclusi, gli emarginati, rispondevano ai bisogni di altri ultimi.
Queste storie le raccontiamo per la prima volta, perché alcuni di quei ragazzi sono successivamente deceduti e nessuno saprà mai che, pur con loro debolezze, hanno dimostrato quanto amore avessero da donare.