
Solo i sogni attraversano il mare: riflessione al Museo di Cariati per l’inaugurazione della mostra sul naufragio di Cutro
Giuseppe Pipita: “Con un pensiero ai giornalisti uccisi in Palestina”
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“Dopo aver perso tutto, sono salito su una barca. Abbiamo passato giorni pieni di paura. Quando una nave italiana ci ha salvati, ho sentito di avere una seconda possibilità”. “Arrivare in Italia non era solo avere terra sotto i piedi: era l’inizio della pace”. Sono le parole di Sow e Ayman, due giovani originari rispettivamente della Guinea e del Sudan, ospiti nell’ex seminario di Cariati nell’ambito del Progetto Sarepta di prima accoglienza per Minori Stranieri non Accompagnati (MSNA), che si sta svolgendo nella cittadina ionica da alcuni anni.
Due storie e due testimonianze emozionanti, che hanno dato particolare significato alla presentazione della mostra fotografica “I sogni attraversano il mare” sul naufragio di Cutro, realizzata dal bisettimanale “Il Crotonese” con fotografie del Direttore Giuseppe Pipita e inaugurata nei giorni scorsi presso il Civico Museo del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni (Mu.MAM), nel contesto del progetto interculturale “Sguardo e Mondi”.
La mostra, che resterà esposta nella sede museale di Palazzo Chiriàci fino al 30 settembre, consta di 94 fotografie, quante furono le vittime della strage di migranti che si è consumata il 26 febbraio 2023 nel naufragio avvenuto a poche decine di metri dalla costa di Steccato di Cutro (KR); al Museo di Cariati è proposta in estratto, ovvero in 35 fotografie quanti furono i bambini periti in quella terribile notte di paura e di morte.
“È un numero importante – ha detto Pipita rivolgendosi in particolare ai numerosi giovani MSNA presenti all’inaugurazione della mostra – erano ragazzi come voi che cercavano un futuro, una vita migliore, invece le loro vite si sono spezzate, solo i loro sogni hanno attraversato il mare”.
Giuseppe Pipita, il primo giornalista a mettere piede sulla spiaggia di Cutro, con gli scatti realizzati in quella triste mattinata e nei giorni seguenti, ha composto la mostra, corredata di testi, riflessioni, citazioni che ne fanno un toccante documento visivo sul naufragio, il recupero dei corpi, l’accoglienza dei superstiti, la visita solitaria del Presidente Mattarella, l’arrivo dei familiari delle vittime e quello vano delle istituzioni, le reazioni della popolazione locale (con le mamme di Cutro che chiedevano perdono per le piccole vittime), le celebrazioni e il ricordo collettivo sulla spiaggia.
Tutto ciò, durante la presentazione della mostra, è stato descritto dal fotoreporter e Direttore, con una profonda partecipazione umana e senza sconti per chi poteva e doveva evitare quella strage.
“Le direttive governative erano di intervenire prima con la Guardia di Finanza e poi col soccorso – ha affermato – invece è necessario prima il soccorso perché su quelle barche ci sono persone che rischiano la vita”. La mostra, dunque, serve a non dimenticare il tragico evento, “a non dimenticare – ha aggiunto Pipita – quello che succede nel Medio Oriente e dall’altra parte del Mediterraneo”. E ha precisato: “Io ho documentato quello che è successo qui da noi, però in questo momento ci sono colleghi giornalisti uccisi perché non vogliono si documenti il genocidio che c’è in Palestina. Mi piacerebbe – ha concluso – che questa mostra fosse un pensiero anche per loro”.
Sul tema della migrazione e dell’accoglienza, molto praticata a Cariati a livello istituzionale e sociale, e sull’importanza documentaria della mostra si è soffermato anche il Delegato comunale ai Turismi, Antonio Scarnato, che ha avuto parole di apprezzamento anche per l’impegno del Museo, su argomenti che riguardano la società e il mondo contemporaneo.
Un contributo d’esperienza è stato offerto, oltre che dai giovani africani, dagli interventi di Graziella Falvo, operatrice del Progetto Sarepta e da Francesca Benevento, psicologa del locale Centro SAI, gestito dalla Cooperativa sociale Agorà Kroton; un’altra realtà locale di accoglienza, impegnata insieme al Comune di Cariati, nell’integrazione sociale di famiglie migranti.
L’accoglienza, ha infine commentato la Direttrice del Museo e curatrice dell’evento Assunta Scorpiniti, “è un fatto di giustizia e umanità, di cui ciascuno deve sentirsi responsabile, cercando di conoscere, di non assuefarsi al ripetersi degli sbarchi e tenendo alta la guardia su chi decide in tema di accoglienza e salvataggi”.
La mostra fotografica “I sogni attraversano il mare” chiude la rassegna espositiva del programma “Un’Estate al Museo 2025”, che ha previsto, nei mesi di luglio e agosto anche una mostra di arte digitale e un’altra di fotografia etnografica.


















