
Cirò- Tomba Ellenistica rinvenuta durante i lavori per la costruzione di un nuovo asilo nido in zona Sant’Elia. Si tratta di una tomba a cappuccino, con corredo funerario: tre piccoli vasi a colorazione rossa e nera e un anello. Durante i lavori di sbancamento, la ditta Parise ha allertato la Sovrintendenza di zona Vittoria Falbo che con gli archeologi Antonio Montesanti e Pietro Chimenti hanno aperto il sito e portato alla luce i reperti che, una volta studiati e catalogati andranno ad arricchire il museo archeologici di Cirò. In passato dove ora sorgono le altre scuole e le case popolari , durante i lavori tanti reperti erano emersi , molti dei quali oggi si trovano nel museo archeologico di Cirò. Purtroppo in passato tutta l’area è stata investita dal nuovo piano regolatore che ne prevedeva la edificabilità, che ha consentito anche la bonifica di queste aree edificate con il rinvenimento di numerose reperti archeologici che oggi sono ospitati nel museo archeologico di Cirò, consentendo anche la conoscenza degli antichi popoli che hanno abitato l’antica Chone.
Che la zona Sant’Elia fosse un’area archeologica si sapeva da sempre, e rientra nella mappatura dei siti archeologici, tant’è che durante l’allestimento del museo archeologico, l’allora sovrintendente Roberto Spadea aveva fatto redigere la mappatura dei siti archeologici di Cirò dell’antica Chone, che ancora non esisteva, da uno storico e conoscitore del territorio di Cirò, che oggi si può ammirare all’interno del museo. I lavori inerenti la costruzione dell’asilo nido sono stati seguiti dalla Soprintendenza che sta monitorando i lavori e la sorveglianza.
Cirò per la sua ubicazione era stata scelta dal popolo Greco dei Chones, la cui fondazione è stata attribuita da Apollodoro vissuto nel II Sec d.c. a “il catalogo delle Navi” di Filottete che fondò Krimisa nell’area di Punta Alice odierna Cirò marina e Chone odierna Cirò ubicata sul Cozzo Leone, su monte Sanguigno, e appunto sul colle Sant’Elia, aree su cui sono stati reperiti numerosi reperti da Paolo Orsi nel 1921 e dove,successivamente la sovrintendente di origini francese Juliette De La Geniere ha condotto importanti scavi negli anni 80. Sempre in zona Sant’Elia nel 1933, nel corso di lavori sulla collina fu scoperto un deposito di asce in bronzo. La stessa zona sempre secondo la Geniere- ha dato inoltre una serie abbondante di tombe della prima età del Ferro.
Purtroppo l’area dei Choni era già stata deturpata sin dagli anni 60/70 quando sul Cozzo Leone erano state costruite due serbatoi dell’acqua e diverse antenne che ne avevano deturpato il paesaggio, così come pure l’area di Sant’Elia dove tra gli anni 60/70 erano state deturpate dalla costruzione delle case popolari e di tre scuole e dalle altre abitazioni che ne hanno deturpare irreparabilmente il territorio. Purtroppo in passato non c’è stato molta attenzione verso questo territorio violentato negli anni 60/70 dai tombaroli e dalle costruzioni selvagge. Pochi reperti oggi si trovano ubicati nel museo archeologico, molti altri purtroppo si trovano all’estero nei vari musei come quello di Londra.
Dovremmo riappropriarci del nostro territorio con più attenzione alle aree a vocazione archeologica come quella di Sant’Elia e del Cozzo Leone oggi abbandonati al loro destino. Nei prossimo giorni la Soprintendenza Falbo e gli archeologici Antonio Montesanti e Pietro Chimenti faranno un comunicato ufficiale sui sviluppi del sito dove è avvenuto l’importante ritrovamento e sul prosieguo dei lavori che in questi giorni è stato bonificato dai reperti rinvenuti, per consentire la costruzione di un immobile destinato alla cultura, come il nuovo asilo nido che, anche se oggi la nativitàè rallentata, si spera che in futuro possa riprendersi ed usufruire di un nuovo immobile e a norma, dove i bambini potranno giocare in tutta sicurezza, e magare il vecchio immobile che ospita oggi l’asilo nido, potrà diventare invece, un centro ludico per anziani, giovani, e per il sociale.




