“Basta con le parole! Dopo l’immane tragedia della notte scorsa, in cui 700 profughi sono annegati nel Canale di Sicilia in quella che è stata definita la più grande tragedia di sempre, le parole e le polemiche stanno a zero. Ora occorre assumere decisioni urgenti e concrete che mettano finalmente fine ad un dramma che, più passa il tempo, più assume le proporzioni di un’immane carneficina”. Lo ha detto il presidente della Regione, Mario Oliverio, a margine di una manifestazione a Paterno Calabro in cui è intervenuto nel pomeriggio di oggi.
“E’ giunto il momento –ha proseguito Oliverio- che il mondo intero si mobiliti per fermare questa strage infinita. Personalmente e come rappresentante della Calabria più volte siamo intervenuti su questa continua tragedia, confessando la nostra impossibilità e quella dei singoli comuni ad affrontare un problema così drammatico e sproporzionato alle nostre forze e sollecitando gli organismi preposti ad accendere i riflettori soprattutto sul problema dell’accoglienza e dell’integrazione di quanti, disperati, affamati e perseguitati, sono costretti a fuggire dai loro paesi per trovare una speranza, un rifugio ed un futuro altrove”. “Nelle prossime ore–ha proseguito Oliverio- chiederò un incontro al ministro Alfano per verificare quali iniziative possiamo assumere, come Regione, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione di quanti scappano dai loro Paesi. Chiamerò alla mobilitazione il mondo della cultura, della Chiesa e del volontariato, i giovani, le forze sociali, i movimenti, le associazioni per concordare, insieme ad essi, iniziative concrete e credibili.





E quindi ul buon Olivero deve chiedere consiglio ad Alfano su come comportarsi con quelli che molto erroneamente vengono definiti immigrati. Bah! Io, per cominciare li definirei clandestini. Poi vorrei rimarcare che il naufragio è avvenuto in prossimità delle coste libiche e non vicino a quelle italiane.
Visto che ormai la cosa avviene così: non appena partono dall’Africa, chiamano con un satellitare ed avvertono che stanno arrivando. Subito si mobilita mezza marina italiana con dispiego mostruoso sia di risorse economiche sia di risorse umane. A questo punto avrei da suggerire: ma perché, invece di andare a prenderli in mare, con tutti i rischi connessi sia pr loro che per i soccorritori, non organizziamo una linea stabile di traghetti che li vanno a prendere direttamente ai porti di partenza?
Un’ultima considerazione che dovrebbe far riflettere tutti: come è possibile che un profugo di guerra, notoriamente privato di qualsiasi risorsa economica, ad avere i soldi (da notare NON cartamoneta qualsiasi ma dollari!) per pagarsi il viaggio?