È dal lontano 1996, anno in cui il centrosinistra vinse le elezioni dopo la prima breve esperienza del Governo Berlusconi eletto il 1994, che la scuola è alle prese con continue riforme. Il 1996 fu l’allora ministro Giovanni Berlinguer ad effettuare la riforma scolastica. Successivamente con il ritorno di Berlusconi al Governo altre riforme ci sono state. La riforma scolastica che sta mettendo in essere l’attuale governo Renzi accresce ancora di più le preoccupazioni degli insegnanti.
“Se è vero che la scuola è luogo di educazione prima ancora che di formazione – afferma Enrico D’Ettoris della segreteria del Pd – è necessario che l’indispensabile riforma di cui questo settore necessita parta da una necessaria e capillare campagna di ascolto di chi nella scuola ci lavora, i docenti. Questo perché solo la raccolta di esperienze e proposte di chi sta sul capo può aiutare a meglio comprendere le necessità di questo mondo così complesso. Tutela della scuola pubblica, dei titoli abilitanti, chiarezza sulle modalità di accesso alla professione di docente, ammodernamento dei luoghi e dei programmi, sono elementi imprescindibili da cui partire per rilanciare la scuola italiana. È del tutto evidente che ognuna di queste problematiche non può vedere soluzioni calate dall’alto. Proprio per questi motivi e proprio perché da quanto si apprende dalla stampa, la volontà del governo è quella di percorrere la strada del disegno di legge e non del decreto, è necessario intervenire subito promuovendo una sintesi delle diverse proposte in campo, dando più spazio ai dirigenti scolastici e ai docenti per riaprire la discussione e quindi proporre gli aggiustamenti che la riforma, forse un pò troppo frettolosa, oggi richiede. Anche a Crotone, la grande risposta degli insegnanti alla manifestazione, deve indurre il PD a favorire una campagna di ascolto il più possibile diffusa, come del resto deciso dal partito nazionale. La scuola a Crotone è pilastro fondamentale della crescita della città, baluardo contro l’illegalità e la criminalità organizzata, elemento cardine per tirare su i cittadini del domani. La politica non deve abdicare alle istituzione l’esclusiva elaborazione di proposte, ma deve contribuire ad indicare un modello nuovo di scuola e formazione. Il malessere di chi lavora nel settore deve quindi essere recepito dal partito democratico e se possibile raccolto anche per non consentire ad altre forze politiche posizioni populiste e mistificazioni della realtà che tendono a legare alla riforma decisioni e scelte non del tutto realmente contenute in essa. Sulla scuola non si può consentire la demagogia, ma al contrario bisogna favorire un confronto serio, che urge ed è fortemente necessario prima che la riforma divenga legge”.




