
A meno di una settimana dal primo incendio, l’azienda agricola “La Valle” di Salvatore Rota è stata nuovamente colpita da un rogo, questa volta ancora più devastante. Le fiamme hanno cancellato ogni speranza di salvezza: anche l’uliveto, che con grandi sacrifici si era riusciti a preservare nel primo episodio, è andato completamente distrutto. Il fuoco ha divorato non solo gli alberi ma anche i sogni, le fatiche e gli investimenti di un imprenditore che da anni lavora per promuovere e valorizzare il territorio calabrese.
Il secondo incendio ha segnato la fine materiale di un’azienda agricola simbolo dell’agricoltura sostenibile nel crotonese. Le immagini diffuse mostrano campi anneriti, ulivi carbonizzati, ettari di eucalipti inceneriti, mentre gli interventi dei canadair, ostacolati dal vento di tramontana, non sono bastati a domare le fiamme. La matrice dolosa dell’evento è ritenuta altamente probabile e le forze dell’ordine stanno approfondendo le indagini per risalire agli autori di un gesto vile e premeditato.
Ma dalle ceneri non nasce solo rabbia. Salvatore Rota ha affidato ai social parole forti e commosse, rivolte non solo ai colpevoli, definiti “vili, omuncoli che si nascondono dietro una fiammella”, ma anche a chi lotta ogni giorno per costruire qualcosa in una terra spesso difficile. La sua dichiarazione è diventata un manifesto di resistenza civile: “Serve valorizzare il territorio? Questo territorio? Serve investire? Serve promuovere i nostri prodotti? Sì! Serve per combattere questi vili… noi siamo su questa strada e ci resteremo”.
Rota, figura di riferimento nella produzione biologica calabrese, è noto per il suo impegno nell’agricoltura etica e sostenibile. La sua azienda era diventata un modello di eccellenza: uliveti e vigneti curati con attenzione, un frantoio innovativo, una filiera corta che univa qualità e identità territoriale. Era anche un presidio sociale, simbolo di ciò che si può fare quando si sceglie di restare in Calabria, nonostante tutto.
L’incendio che lo ha colpito non è un fatto isolato. La Calabria continua ad affrontare ogni estate l’emergenza incendi con danni incalcolabili per l’ambiente, l’economia e la sicurezza delle persone. E se da una parte c’è la lotta dei volontari e della Protezione Civile, dall’altra c’è il silenzio inquietante di chi non denuncia, di chi resta a guardare. In questo contesto, la voce di Rota rompe il silenzio con coraggio.
Numerosi i messaggi di solidarietà arrivati da istituzioni, associazioni di categoria e cittadini comuni. La storia di Rota ha toccato le coscienze perché rappresenta non solo la perdita di un patrimonio materiale, ma l’attacco a un’idea di futuro. Un futuro fondato sul lavoro, sull’amore per la propria terra, sulla volontà di costruire invece di distruggere.
Il suo appello è un invito a resistere, a non lasciare che il fuoco della rassegnazione prenda il sopravvento. È un messaggio a chi crede ancora che fare impresa, anche qui, abbia un senso. E forse è proprio da qui che bisogna ripartire: da chi non si piega, da chi si rialza, da chi dice “noi ci restiamo” con la forza dei fatti. Perché difendere un’azienda agricola significa difendere l’identità, la cultura, la dignità di un intero territorio. E questo, nemmeno le fiamme possono cancellarlo.









