
“Quando le parole diventano armi: bullismo, cyberbullismo e le trappole dei manipolatori”
di Salvatore Rocca
Viviamo in un’epoca in cui un like, un commento, un messaggio possono costruire o distruggere. La rete ci unisce — ma spesso nasconde insidie che non si vedono a prima vista. Il bullismo e il cyberbullismo non sono “scherzi”: sono aggressioni che lasciano tracce profonde nella mente e nella vita delle persone. Studi recenti collegano l’uso intenso dei social e la vittimizzazione online a un peggioramento della salute mentale e, in casi gravi, a sintomi di trauma. 
Esiste poi una forma più subdola di offesa: la manipolazione nascosta. I manipolatori esperti raramente agiscono direttamente: spesso usano terze persone ignare — amici, conoscenti, profili civetta — per seminare diffidenza, insinuare false verità, montare campagne di discredito o diffondere voci. In psicologia questo comportamento prende spesso la forma di triangolazione: si coinvolge un terzo per dividere, confondere e controllare relazioni e opinioni. 
Le trappole più comuni che ho riscontrato e che è importante saper riconoscere:
Triangolazione: qualcuno ti relegge via terzi, creando pettegolezzo o scompiglio senza confronto diretto. 
Gaslighting: far dubitare la vittima della propria memoria o percezione (“non è successo”, “sei troppo sensibile”), con l’obiettivo di isolare e controllare. 
Smear campaign tramite terzi o account falsi: diffusione mirata di false accuse, immagini manipolate, meme o voci per screditare.
Uso di “portavoce inconsapevoli”: persone che, manipolate o strumentalizzate, ripetono messaggi diffamatori senza sapere di essere usate.
Attacchi ripetuti e frammentati: messaggi apparentemente isolati che, messi insieme, costruiscono un quadro lesivo per la reputazione.
Suggerimenti pratici dopo una lunga esperienza di studio di casi concreti come Avvocato che si è sempre occupato di “Sociale”:
1. Non rispondere d’impulso. Chi alimenta il conflitto cerca reazioni. Non dare loro il braccio per continuare.
2. Documenta tutto. Salva screenshot, link, date e orari: la documentazione è essenziale per iniziative scolastiche, amministrative o legali.
3. Parlane con qualcuno di fiducia e cerca supporto professionale. Non restare isolato: insegnanti, genitori, psicologi e avvocati possono aiutare a ricostruire i fatti e a proteggere la persona offesa.
4. Attiva i canali ufficiali di segnalazione. Le scuole hanno protocolli e il Ministero dell’Istruzione fornisce linee guida per prevenire e contrastare bullismo e cyberbullismo; le piattaforme social dispongono di strumenti di segnalazione che vanno usati tempestivamente. 
5. Se la violenza è grave o persistente, rivolgersi alle autorità. Strumenti come il Codice Rosso e le procedure d’urgenza sono stati pensati per tutelare le vittime e intervenire rapidamente.
Negli anni, con il Movimento Forense di Crotone, ed oggi anche con Cammino sede di Crotone, ho cercato di trasformare questa consapevolezza in fatti:
convegni, corsi nelle scuole, incontri con studenti, docenti e istituzioni per spiegare che ogni post ha un peso e che la prevenzione e la protezione si costruiscono con informazione, ascolto e sistemi di tutela concreti. Credo nella cultura della responsabilità digitale: non basta condannare il gesto, bisogna educare per evitare che si ripeta.
Fai attenzione se stai subendo attacchi o noti che qualcuno viene strumentalizzato, parlane con le autorità competenti: non c’è vergogna nel chiedere aiuto, e ogni segnalazione può fermare una catena che altrimenti si alimenterebbe da sola.




