La data della Pasqua ortodossa non coincide con quella della Pasqua cattolica, dato che la chiesa ortodossa segue il calendario giuliano e non quello gregoriano, anche se a volte le due festività cadono nello stesso giorno. La Pasqua ortodossa cade la domenica che segue la prima luna nuova dall’equinozio di primavera. Per la chiesa ortodossa è la festa più importante, che si trascorre in famiglia e con gli amici, mentre durante l’intera settimana santa si hanno celebrazioni speciali. Negli ex paesi sovietici il venerdì santo si fa benedire in chiesa il dolce tipico di Pasqua, il Pashk, molto simile al nostro panettone, dal sapore di anice ma senza canditi e uvetta. Anche in Romania, e altri paesi dell’est, la Domenica di Pasqua si celebra con un pranzo in famiglia, ma non obbligatorio in uno spazio verde; il pranzo include le uova dipinte di rosso, ma anche di altri colori, come verde, blu, giallo, oppure dipinte, sempre artigianale, con diversi modelli; oltre le uova, il panettone fatto in casa (molto simile a quello italiano,con il cacao e noci), fa parte del pranzo di Pasqua, il vino rosso e l’agnello arrosto. Esiste anche l’usanza di fare scontrare le uova bollite, pronunciando le frasi rituali, senza che l’uovo si rompa. Quest’anno, gli immigrati dell’est, soprattutto Rumeni, (oltre mille sembra solo a Cirò Marina), hanno celebrato la loro Pasqua con il tradizionale banchetto all’aperto, il 5 maggio scorso. Il luogo scelto, per la maggior parte di loro, è stata l’area attrezzata del “Bosco dei Cacci” di recente inaugurato dall’amministrazione Comunale con una manifestazione molto partecipata. A loro, ha inteso rivolgere un saluto e un invito, il Sindaco, Roberto Siciliani, che ha sollecitato l’intervento dell’assessore Ferrara a portare personalmente il saluto dell’amministrazione e della città, ai tanti immigrati presenti.
Infatti, nel pomeriggio di domenica scorsa, accompagnato dalla polizia Municipale, lo stesso assessore si è portato nell’area pic nic della pineta per incontrare gli “immigarti” che di fatto oramai sono parte integrante della nostra comunità. Oltre il saluto come dicevamo, l’assessore Ferrara, ha rivolto loro l’invito per trovare un momento di incontro con una loro delegazione al fine di verificare se si possa raggiungere l’obiettivo di costituire una sorta di “consulta degli immigrati” che abbiano rappresentanza al loro interno e che si possa proporre come “interlocutore” delle tante problematiche che un immigrato si trova spesso a dovere vivere, solo, senza riferimenti specifici, senza supporto adeguato. In sostanza, l’Assessore Ferrara, a nome del primo cittadino e dell’intera amministrazione, vorrebbero verificare se si possa cominciare a istituire formalmente un luogo ed un punto di incontro fra “mondi diversi” “costumi diversi” “culture diverse”, cercando di rendere l’integrazione delle migliaia di immigrati qualcosa di concreto e trasparente, nel pieno rispetto della dignità di ciascuno. Un messaggio di solidarietà e di vicinanza, ma che non resti tale solo nelle intenzioni e negli auspici, ma diventi parte integrante di un processo di coinvolgimento reale e fattivo. Invito che, parlando con gli immigrati presenti, albanesi, rumeni, ucraini, russi, sembra essere stato accolto positivamente, pur se sono state avanzate diverse riserve, circa la fattibilità di trovare un punto d’accordo comune a causa delle troppe “informazione approssimative” che gli stessi immigrati ricevono quando si rivolgono ad alcuni uffici. Forse, sarebbe il momento, considerato l’alto numero di immigrati presenti sul territorio, che si conoscono quando si deve votare (dice qualche presente) e poi si dimenticano quando si ha necessità di avere risposte concrete ai loro bisogni. Bisogni che vanno dall’aiuto per i figli che vanno a scuola e dovrebbero essere assistiti gratuitamente per mensa e trasporto, ad altri tipi di sussidi. Di queste loro problematiche si è detto pienamente cosciente l’assessore Ferrara, a nome personale e dell’intera amministrazione e che per quanto detto, ha sollecitato sin da subito, i presenti di fare passa parola, per creare e se necessario, modificare insieme le regole dell’integrazione.