Nonostante sia stata distrutta dagli incendi della scorsa estate, nell’area SIC delle dune della Marinella di Cirò, ricresce vigorosa la ginestra bianca, per l’incuranza di chi dovrebbe proteggerla con stradine spartifuoco, e pulizie delle erbacce, le quali crescono proprio a partire dalla strada da dove puntualmente ogni anno c’è sempre qualcuno che appicca il fuoco per distruggerla e liberare l’area da questo vincolo, come se il vincolo esistente potesse essere annullato, visto che l’area geografica in questione è ricca di dune, un’importante struttura di difesa della spiaggia’. Le dune non sono degli inutili mucchi di sabbia, come qualcuno potrebbe pensare, alla mercè di chi periodicamente la ruba creando cave abusive, riempite poi di detriti, in realtà svolgono delle importanti funzioni naturali, non solo perché rappresentano un diaframma di separazione tra la spiaggia, ovviamente arida perché dominata dall’eccesso di sale, e la fascia retrostante, generalmente fertile, non solo perché ospitano la vegetazione pioniera e un importante campionario di fauna minore, ma anche perché rappresentano una importante struttura di difesa della spiaggia e del territorio interno contro l’aggressione del mare.
La pianta che cresce su queste dune :la Ginestra bianca (Retama retam), cresce solo a Ciro’, e anziché essere ogni anno distrutta dal fuoco, dovrebbe invece essere considerata patrimonio dell’Unesco, visto che è l’unica oasi presente in Italia, sopravvissuta per cinque milioni di anni, in zona Marinella. La sua salvaguardia è stata più volte segnalata agli enti preposti alla sua tutela, ma ad oggi appare abbandonata a se stessa, e se il comune non interviene a creare degli spartifuoco, la rara ginestra bianca rischierebbe l’estinzione. Quest’anno, a causa degli incendi solo poche piante non lambite dal fuoco, presentato i loro caratteristici frutti, il resto per la maggior parte quest’anno non sono nemmeno fiorite interrompendo drasticamente il loro ciclo naturale. L’habitat naturale, di questa pianta, dove tutt’ora cresce è la Tunisia, da dove provenne quando i continenti erano uniti attraverso una “lingua di Gesso”derivato dal prosciugamento del Mediterraneo, cioè quando lo stretto di Gibilterra si sollevò, facendolo prosciugare (periodo del Miocene-Messiniano 5 milioni di anni fa). Ed è proprio da questo habitat che si svilupparono oltre alle ginestre, anche il Lentisco e altre piante tipiche della macchia Mediterranea, oggi in pericolo visto che si sta distruggendo ciò che in natura è sopravvissuto per cinque milioni di anni. Speriamo che l’amministrazione comunale agisca adesso prima dell’estate periodo caldo per l’area Sic, e faccia in modo che la preziosa sabbia non venga rubata e non vengano formate più cumuli di rifiuti speciali al posto della sabbia come sta succedendo ultimamente, magari attraverso un circuito di sorveglianza con ilsostegno della Comunità europea che coordina il programma LIFE natura tanto discussa.