“Ogni volta che si parla della Fondazione Campanella, e negli ultimi mesi noi del Tribunale per la Tutela dei Diritti del Cittadino e del Malato lo abbiamo fatto spesso, si ha la sensazione che si stia per scrivere l’ultimo capitolo di una vicenda estremamente ingarbugliata, almeno in apparenza, se solo si ha voglia di ascoltare le voci di tutti coloro che alla Fondazione sono legati. E sono tanti – afferma il presidente del “Tribunale per la Tutela dei Diritti del Cittadino, Malato-M.C.L.”, Wanda Quattrone. In primis i degenti il cui diritto alla salute è sacro e sancito dalla Costituzione. Poi i dipendenti che nella Fondazione hanno lavorato e continuano a lavorare anche in una situazione di grave disagio qual è quella attuale e infine, ma non per ultimi, coloro che in questa struttura di eccellenza hanno speso energie e alta professionalità impegnando il proprio tempo non solo nelle prestazioni a favore dei degenti ma anche nella ricerca che mai, crediamo mai, si possa abbandonare quando si ha a che fare con gente che ha messo la propria vita nelle mani di chi pensa possa aiutarlo a vincere una battaglia. La più difficile che può capitare di combattere. Ed è questo che Piero, un signore gentile che fa il commerciante nella provincia di Reggio Calabria sostiene. Si emoziona nel ripercorrere il travaglio vissuto dalla triste scoperta del male ad oggi quando ha appreso che probabilmente non potrà più essere curato nella stessa struttura che lo ha visto ospite per tanto tempo e dallo stesso medico, divenuto suo costante punto di riferimento. “Qui ho trovato umiltà e professionalità – sostiene il signor Piero – ed ho instaurato eccellenti rapporti umani con tutto il personale medico, paramedico e con i giovani specializzandi la cui vicinanza mi ha fatto sentire anche qui padre.
Perché una struttura come questa, che sa accogliere, curare i pazienti e farli sentire amati, chiude? Mi sento di lanciare un S.O.S. alla classe politica – continua il signor Piero – Noi da cittadini paghiamo le tasse. I politici amministrano soprattutto con queste; perché i calabresi che da sempre sono stati emigranti per guadagnarsi da vivere devono essere emigranti per mantenersi in salute?” Domande che necessitano di una risposta, ma non è facile districarsi in una vicenda tutt’altro che semplice. Il prof. Piersandro Tagliaferri e il prof. Pierfrancesco Tassone, professori di Oncologia Medica dell’ UMG e rispettivamente direttori dell’Unità operativa di Oncologia medica e Oncologia medica e Terapie innovative, sostengono che con la firma del decreto 123 Fondazione Campanella , avrà 35 posti letto, una riduzione netta del personale e sarà autonoma, sganciata dunque dall’Università. Ciò implica una serie di conseguenze: molti ammalati non potranno essere più curati nella struttura e quelli che tuttora vi risiedono, dovranno in parte essere trasferiti.Una struttura come la Fondazione Campanella non può “limitarsi” a offrire prestazioni mediche e non continuare il lavoro di ricerca che ha sempre svolto, perché il male va sì curato ma, se possibile, vinto. I Day Service e le numerose altre prestazioni offerti dalla struttura necessitano di ben più dei 64 dipendenti previsti per i posti letto accreditati. “Perché in Calabria – sostengono i proff. Tagliaferri e Tassoni – non è possibile una commistione pubblico/privato che invece in altre zone d’Italia ( vedi Milano per es.) è presente e funziona?”. La soluzione del problema e la risposta a tante domande sembrano a portata di mano, ma noi del Tribunale per la Tutela dei Diritti del Cittadino, del Malato, ci rendiamo conto che occorre ancora lottare, negli ambiti preposti a farlo, perché un polo oncologico come quello della Fondazione Campanella non possa e non debba ritenere conclusa un’esperienza lavorativa che l’ha visto eccellere, e non soltanto in ambito regionale”.