“La vicenda sottostante l’autorizzazione alla riattivazione della sezione n.2 della Centrale ENEL del Mercure per la produzione di energia elettrica con utilizzo di biomasse, è rappresentativa del peggio che ha espresso negli ultimi anni il pur squallido consociativismo calabrese, in fine ottimo banco di prova di quel consociativismo altrettanto squallido che si agita su base nazionale – afferma in una nota Sebastiano Barbanti del M5S. Vittima predestinata di scelte politiche scellerate (che, peraltro, non danno garanzie né sul piano della salute, né sul piano dell’ambiente, né su quello occupazionale) è, stavolta, il Parco Nazionale del Pollino, visto che quest’impianto – concettualmente insensato ed economicamente anacronistico – andrà a ricadere in un sito che può considerarsi tra i più tutelati del mondo, trovandosi interamente nella zona 2 del perimetro del Parco. Le centrali a biomasse nascono per le esigenze di quelle comunità locali, situate in zone dalla difficile orografia e nelle quali è antieconomico l’arrivo di una linea elettrica tradizionale ; a queste caratteristiche è solitamente abbinata la presenza di una significativa quantità di scarti vegetali derivanti dall’agricoltura e dalla forestazione, necessari alla loro alimentazione. Ora, una centrale dalle dimensioni di quella del Mercure richiederebbe un quantitativo di combustibile così elevato da falsare ogni calcolo di convenienza : la sua alimentazione comporterà un forte depauperamento degli ambienti boschivi ovvero ulteriori problemi di carattere ambientale a causa del traffico di mezzi pesanti adibiti al trasporto della materia prima (in un sistema viario, peraltro, precario). In quest’ultimo caso, avrebbe più senso far funzionare la centrale solamente con il gasolio che servirebbe ai camion per trasportare le biomasse ! Tacendo del rischio che nel Parco del Pollino possano essere introdotte specie non autoctone, nell’ipotesi che il legname venga importato da paesi lontani. Ma poi, in Calabria, non ha senso mettere in funzione altre centrali : la regione produce già circa tre volte l’energia che consuma e sono attualmente in corso autorizzazioni per parchi eolici e altre centrali. Diventeremo un super produttore di energia elettrica ma è una scelta miope : per l’energia trasportata a distanza ogni 100 Km. viene disperso il 10%.
L’unica parte a trarre vantaggi economici sarà l’ENEL che intascherà lucrosi guadagni dallo Stato sotto forma di incentivi e – paradossalmente – certificati verdi, dando luogo a effetti distorsivi della concorrenza nel settore dell’energia ed allontanando sempre più l’Italia dalla green economy : senza tali agevolazioni, una centrale di tale portata sarebbe stata talmente dispendiosa che l’Enel avrebbe abbandonato il progetto. Ma non occorre dimenticare i vantaggi tratti dalla politica locale e dai suoi pupari nel mercato del consenso sotto forma del clientelismo più becero, quello che mette nel nulla ogni normativa, interna e comunitaria, e persino il giudicato amministrativo : il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria (con il suo Nucleo VIA-AIA, esponente non si capisce bene di quali interessi) bene esprime la “longa manus” degli inconfessabili interessi di una classe politica regionale che opera impunemente fuori dalla sostanza della legalità. Come non occorre dimenticare il vergognoso gioco dei sindacati confederali che evidenziano sempre di più la loro distanza dagli interessi collettivi e la loro mera rappresentanza di interessi circoscritti e legati all’assunzione di qualche decina di fedelissimi giocata sulla ruota dei tesseramenti, unitamente alla sorte di tutti gli altri calabresi, autenticamente interessati al destino della loro terra. Che differenza c’è tra l’arroganza di un noto pregiudicato e plurinquisito che non vuole accettare le conseguenze della sua sotto posizione alla giustizia e quella di chi chiede che, sulla Centrale del Mercure, … “siano le istituzioni e le forze sociali rappresentative del territorio a ricercare soluzioni ed a vagliare opportunità piuttosto che un tribunale amministrativo la cui sentenza, qualunque essa sia, non metterebbe la parola fine alla vicenda” ? Sono tutti complici – quelli citati – di un sistema malato che ha prodotto, e continua a produrre, danni per l’intera comunità, calabrese e nazionale. Non permetteremo che un’altra parte di territorio calabrese così significativa venga distrutta : è arrivato il momento di dire basta ! Ci confermi il Governo, nelle persone del Ministro dell’Ambiente e del Ministro dello Sviluppo economico che la Calabria fa parte dell’Ordinamento giuridico italiano ! Mentre il consociativismo prospera all’ombra dei tavoli ministeriali, grazie all’operato di enti rappresentativi solo di interessi occulti e circoscritti, noi continueremo ad operare alla luce del sole e chiameremo a raccolta i cittadini calabresi contro la realizzazione di quest’opera ignobile!”