“Le riservate operazioni internazionali di neutralizzazione dell’arsenale chimico siriano, frutto di accordi raggiunti tra le maggiori potenze mondiali nei mesi scorsi, scongiurando il rischio di un attacco militare, hanno finito con il coinvolgere il territorio calabrese. È trapelata, inaspettata, giorni fa la notizia del transito del materiale chimico dal porto di Gioia Tauro – scrive in una nota il M5S Cosenza. Qui, scortate da una flotta militare multinazionale, tonnellate di componenti chimici per armi di distruzione di massa, trasportate a bordo di due navi, una danese e l’altra norvegese, saranno trasbordate sulla nave americana Cape Ray, attrezzata con il Fdhs System, un sistema di idrolisi per rendere inefficaci gli agenti chimici più pericolosi. Dal sito ufficiale dell’ esercito degli Usa si apprende che il metodo dell’idrolisi è stato già collaudato e sperimentato, ma sempre a terra, mai su una nave, e consiste nel mescolare gli agenti chimici siriani, al fine di neutralizzarli, con reagenti: acqua, idrossido di sodio e candeggina. Questa operazione avverrà in mare, in acque internazionali, dopo che la Cape Ray lascerà il porto. Il risultato di questo processo di neutralizzazione sarà un “effluente”, un rifiuto tossico simile a quelli generati nei processi industriali, che non potrà essere usato come arma chimica, ma destinato al mercato internazionale dello smaltimento di tali rifiuti. L’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (premio Nobel per la pace nel 2013), i cui ispettori partecipano alle operazioni del disarmo chimico siriano, hanno indetto un bando di gara per le imprese che si occuperanno dello smaltimento, ricevendo 14 offerte, tra cui quella della Veolia, multinazionale nota per aver in passato operato in Calabria con la gestione dei rifiuti e dell’acqua. In ballo ci sono oltre 50 milioni di dollari.
Per i retroscena militari e commerciali della vicenda c’è riserbo, le informazioni ufficiali sono scarse e incomplete, non c’è clamore mediatico. L’impressione è che ci sia una strategia di contenimento e controllo delle informazioni, di depistaggio, per motivi di sicurezza. La protesta dei sindaci della Piana di Gioia Tauro è stata però unanime. Non sono stati gli unici a dire no al transito nel proprio territorio. Altri territori italiani che in un primo momento erano stati coinvolti, e altri stati europei, si sono opposti ad accogliere nei propri porti le operazioni. Fa discutere la non posizione assunta dal governatore Scopelliti che ha letteralmente tradito la sua terra, pur sapendo che quel territorio non è preparato in caso di incidente: il primo ospedale dista oltre 70 chilometri dalla zona dell’attracco, la popolazione non ha ricevuto indicazioni su possibili piani di evacuazione e nessuno sarebbe in grado di fronteggiare in sicurezza l’emergenza. Non lusingano per nulla neanche le dichiarazioni di alcuni Ministri che cantano le lodi al porto di Gioia, scelto perché struttura d’eccellenza nel suo genere. È un’offesa all’intelligenza dei calabresi. Indigna che ci si ricordi della Calabria per supportare, con il pieno avallo del nostro Governo, rischiose missioni internazionali quando i mille problemi di questa regione vengono obliati costantemente. La posizione del Meetup 85 di Cosenza non può quindi, per tutte le considerazioni fin qui riportate, che essere di assoluta chiusura all’ingresso nel porto di Gioia Tauro di ogni tipo di mezzo nautico con a bordo armi chimiche di distruzione di massa. Saremo aperti nel frattempo a recepire qualsiasi nota informativa o comunicazione ufficiale del Governo con cui ci interfacceremo anche attraverso i nostri portavoce romani nelle istituzioni fermo restando che la nostra posizione rimane quella del No assoluto al transito nei porti calabresi. Saremo presenti a dare supporto e solidarietà alle popolazioni della piana pur convinti che il problema non sia solo calabrese o italiano ma riguarda tutte le popolazioni del Mediterraneo e il resto del mondo. Il “mare nostrum”, come veniva chiamato dai romani il Mediterraneo, è un bene comune di rara bellezza e di storica importanza, considerato “area speciale” e soggetto a particolari vincoli di salvaguardia dalla Convenzione internazionale Marpol 73/78, operante a tutela dell’ambiente marino per evitare rischi di inquinamento derivanti da sversamenti provenienti da navi (dumping). Non ci stiamo e non ci accordiamo col Governo, non vogliamo ascoltare le ragioni della minimizzazione dei rischi, accettare il transito della nave, sarebbe come far entrare in casa i ladri a patto che richiudano bene la porta”.