“Chiedevi di volare, amico mio,/e alla fine, capatosta come sempre,/sei riuscito a raggiungere/nell’aere cilestrina del Bene e del Bello/la maestà delle aquile,/che più in alto volano e di più vedono./….E Piazza Rossa,/la ‘ntinna,/’zu Michele ‘e Francica,/ la magia delle capere,/i giochi infantili della ruga/ diventano, nel nido dei Re,/l’uzzolo rabbioso per andare Oltre,/tra i cieli incontaminati delle fresche trasparenze dell’Essere,/ dove incontrare la rossa Tosca dell’adolescenza,/ che la furia plachi di un futuro a misura di bambino./ Maledetto terrone,/amico carissimo che muto parli da un anonimo avello da cremare,/pur abitando nel Tempio del Musagete,/hai sempre virato a destra,/credendo e lottando per l’Aurora di un domani di speranze./… / Ci manchi./ Anche nelle distrazioni dell’essere come gli altri vogliono./Anche nelle lontananze astrali che ti hanno avvicinato a Dio./E a Lui, da buon comunista,/ rivolgo oggi preghiera/ perché la tua anima accolga nel giardino del Bene;/perché, anche dall’Eden dell’Oltre,/come nella Terra dei vivi,/ quando con il Belluti e il Taverna e me, si sognava di realizzare il sogno,/ti consenta di guidare lo stormo sperduto/verso i cieli tersi dell’Avvenire./Addio, amico mio./ Addio”. La poesia di Luigi Ruggiero, pubblicata su “Aporia”, la raccolta di liriche edita da Eliotip nel luglio 2010, recitata da una incantevole Virginia Marasco, insegnante di teatro per ragazzi, è stata il leitmotiv della terza edizione del Premio “Krimisa Promontorium” svoltosi il 23 aprile presso la Sala Conferenze Palazzo Porti e conferito dalla Fidapa Cirò Marina per il 2014 a Vincenzo Barca, trentino d’adozione dal lontano 1966. Gli inni suonati secondo il cerimoniale Fidapa (quello italiano, europeo e fidapino), hanno dato il via libera alla performance, con i ringraziamenti, per la considerevole partecipazione, di Giusy Nisticò, Presidente della Fidapa, poetessa di elevato spessore culturale (ha pubblicato l’apprezzata silloge “Animo Poetico”). Mariolina Marino, Fidapina, ha quindi portato il saluto alle Autorità, mentre Francesca Gallello, Past President e Presidente dell’Associazione politico-culturale Radici, nonché scrittrice e poetessa cui sono stati conferiti numerosi premi e riconoscimenti, ha illustrato il premio “Krimisa promontorium”, che soprattutto persegue la mission di valorizzazione culturale del territorio. Il saluto del sindaco Roberto Siciliani, molto sentito anche per i vincoli amicali che lo legavano allo scrittore della “Tridentum dei Celti”, ha ricordato il cordone ombelicale che “stringeva” Barca alla Piazza Rossa della “ntinna” e di Cirò Marina e alla cultura ciromarinese. Di nuovo quindi la Presidente Giusy Nisticò, che ha “miniato”, anche attraverso un emozionante video, la biografia di Barca e i suoi numerosi scritti e pubblicazioni, dall”Io che piange”, a “Chiedo di volare”, da “ Un terrone racconta” a “Albania Terra dimenticata”, da “Giorgio Almirante e il Trentino Alto Adige” a “Negli anni e con gli anni”, da “Zu Michele ‘u marinaru”, “Vito il nano”, “Italfor Pellicno nella terra d’Albania”, “La cravatta del picciotto”, “Se ritornerò”, “L’isola della pace”, “Passo silenzioso”, “Fra le piaghe dello Ionio”, “L’Italia è anche nostra”, “L’uomo si svegliò” a tanti e tanti altri ancora. I diversi interventi della encomiabile iniziativa, sono stati guidati dalle musiche di Giovanni Allevi. L’on. Nicodemo Filippelli e Senatore della Repubblica, ha trasmesso alla presidente della Fidapa, una “sentita” e lunga lettera nella quale scrive che “Enzo Barca, nostro illustre concittadino… in quel di Trento, sua città di adozione, ha saputo rappresentare, con orgoglio, dignità e prestigio, la Calabria migliore, quella della Cultura, dell’arte, delle lettere e dei valori intramontabili, che caratterizzano la nostra storia e la nostra civiltà… Grande e apprezzato l’impegno culturale di Enzo Barca – fu presidente onorario della “Dante Alighieri”- Comitato di Trento; fondò e diresse numerose associazioni culturali, che hanno segnato la storia artistica e sociale del Trentino e non soltanto del Trentino…”.
Virginia Marasco ha quindi letto una bella pagina dell’avvincente ultima fatica letteraria pubblicata da Vincenzo Barca “Negli anni e con gli anni- diritto d’amare” Le fa eco, sulla musica di “Back to life” del maestro Allevi, la recita della poesia “Inno a Cirò Marina”, tratta dalla silloge “Dall’Io che piange. A “drammatizzarla” è stata Dina De Marco, insegnante, Rappresentante del Gruppo LAAV. Luigi Ruggiero, amico “piazzarossese” di Enzo Barca, pur’egli scrittore e poeta, “deraglia” dal canovaccio di svolgimento dell’iniziativa, che voleva un’ “imbocco” immediato su Barca e le sue opere, e “ringrazia la Fidapa di Cirò Marina, che- come da mission di Statuto- valorizza le competenze e la preparazione delle fidapine, indirizzandole verso attività sociali che favoriscono il miglioramento della vita e non solo delle donne; per ringraziare Giusy Nisticò e Francesca Gallello, che hanno costruito il premio, intitolato, e non è un caso, al Capo Alice, al Krimisa Promontorium, che ha ispirato Luigi Siciliani e la sua famosa lirica, in cui “Noi che chiamati fummo greci, ma greci più grandi” mai più saremo “negletti in solitario abbandono”. “Il premio, conferito nella prima edizione a Adriana Capoano e a Pietro Scarpelli e nella seconda edizione a Giuseppe Ferrari – dice Ruggiero – valorizza risorse e professionalità territoriali, che hanno saputo parlare a voce forte e chiara di una Cultura che fa crescere e che dice di Noi le cose grandi del Passato e del futuro. Grazie dunque Fidapa, grazie dunque Giusy e Francesca, che assegnando il premio a Vincenzo Barca – barbone terrone, leone terrone, maledetto terreno, ma “uomo a 24 carati”, come l’ha definito Luciano Coretti – hanno voluto riconoscere la grandeur di quella pietra scartata dai muratori, diventata, per merito, pietra d’angolo, concio, chiave di volta”. Continua il Direttore del Liceo Scientifico di Cirò, parlando all’interessato pubblico presente: “Barca nel suo scrivere lineare, funzionale ad una poesia limpida e accessibile a tutti, invade tutti i suoi scritti di una struggente nostalgia: la stessa che è di D’Annunzio per i suoi pastori; di Carducci per la sua Maremma e per san Guido; di Cardarelli, che sorvola la sua amata terra come un ignoto, un traditore; di Ungaretti nel cui cuore durava il limio delle cicale. Vincenzo Barca, sempre in ascolto della voce del ritorno, nei suoi scritti vive una struggente nostalgia ora per la sua Piazza Rossa e la sua ‘ntinna, ora per zu Michele e’ Francia che cammina scalzo e scalzo si presenta al matrimonio del figlio e scalzo viene deposto nella bara; ora per zu Paolo ‘e Pecora, che da buon padre di famiglia, interviene laddove i prepotenti e i baroni vogliono continuare i loro soprusi sulla povera gente; ora per la magia dei vichi di una Cirò Marina, divenuta cittadina importante dell’area del crotonese, grazie ai suoi “buoni marinai”, che con spirito di cristiana abnegazione, hanno remato e remato tanto e sempre a favore.” Altre pagine di altri libri, altre poesie di altre sillogi narrate e recitate dalla maestria interpretativa di Virginia Marasco e di Dina De Marco. Quindi Luigi Ruggiero che dice “ne “Un terrone racconta”, la trilogia ciromarinese, così come la definisce Luciano Coretti, viene messa in nuce la terronità di Enzo Berca; terronità che è una miscela di rabbia, amore, passione, valori e mare e sole e passeggiate notturne per parlare in silenzio col gorgheggio del mare; terronità cui va stretta la propria vita terrona.” “L’uomo a 24 carati che è il Barca di “Chiedo di volare” – conclude Luigi Ruggiero – è il Libero di “Negli anni e con gli anni”, che, con gomiti appoggiati sul davanzale e mento sulle nocche, accompagna la ricerca di cibo di un passero e in essa trasferisce la sua “ricerca”, sospinta dall’usta del pane, “che sempre forte … indica ancora Nord”. A conclusione della iniziativa, Giusy Nisticò Presidente Fidapa chiama Salvatore Barca a ritirare il premio. Salvatore, fratello minore di Vincenzo Barca, ha voluto ritirare personalmente il premio, stante le difficoltà comunicate da Tosca e da Ramona, Umberto e Thomas, rispettivamente moglie e figli dello stesso scrittore ciromarinese. Salvatore Barca visibilmente emozionato ritira il premio e con le lacrime agli occhi ha ringraziato di cuore la Fidapa e tutti i presenti. Tra una schiera di cherubini e i suoi alunni delle Muse, da lassù Vincenzo Barca, compassato come sempre, se la ride, condividendo – e noi con lui – quanto ha scritto Giovanna Borzaga delle “Leggende del Trentino: “… quando Vincenzo Barca si è accinto a scrivere aveva qualcosa da dire, che merita di venir letto e meditato”.