In linea con quanto dichiarato dal presidente nazionale, Giorgio Merletti, Confartigianato Calabria è contraria all’ipotesi di riforma delle banche popolari all’attenzione del Governo Renzi. “Il mercato è fermo e gli investimenti necessari ai processi di innovazione tecnologica non decollano proprio a causa di un sistema bancario che, in sintesi, scoraggia ogni tipo di iniziativa proprio per quel legame che manca tra sistema bancario e territorio” affermano Francescantonio Liberto e Salvatore Lucà di Confartigianato Calabria. “Prendiamo ad esempio Banca Carime (oggi Ubi Banca) oppure Banca Popolare del Mezzogiorno (oggi Bper) le quali hanno trasferito, col consenso degli amministratori pro-tempore, i loro quartieri decisionali altrove, perdendo quel ruolo di riferimento importante di una volta”.
“Evidentemente gli amministratori di queste realtà creditizie sono stati lungimiranti, anticipando di fatto le ipotesi attuali del Governo centrale che così facendo alimenterà quel processo di isolamento del nostro tessuto produttivo. Riteniamo invece che queste banche debbano ritornare ad avere i loro organi amministrativi nei territori in cui sono nati per recepire le istanze e seguire le dinamiche di un mondo imprenditoriale lasciato solo. Se dovesse passare la scelta ipotizzata di riforma – concludono Liberto e Lucà – è chiaro che territori come i nostri saranno utilizzati solo per fare raccolta, mentre gli investimenti previsti saranno attuati altrove. Si rischia di fatto il default a causa di un sistema del credito consenziente con scelte di aggregazione che non produrranno sviluppo ma, di fatto, permetteranno a fenomeni quali l’usura di essere ancora cosi tanto diffusi”.




