La storia di Vincezo inizia dall’età di 6 anni, in prima elementare. Era molto magro, minuto, indifeso e i compagni non lo volevano nel loro ‘gruppo’, quindi passava le giornate scolastiche da solo, in disparte. Vincenzo è figlio di Antonio, nato a Cirò Marina ma residente da molti anni in Lombardia. Alle scuole medie, la situazione non migliorò: gli insulti che riceveva alle elementari migrarono alle medie. In questi tre anni subì botte, schiaffi e pugni fuori da scuola, solo perché non aveva le sigarette in tasca, oppure perché rifiutava la loro richiesta di fumare. Nel 2009 Vincenzo iniziò le scuole superiori, “ero felice e speranzoso” dice “compagni nuovi, nessuno conosceva la mia storia, nessuno sapeva chi ero e cosa avevo subito. Provai subito a socializzare, mi sforzavo di parlare con gli altri anche se avevo paura delle persone, e soprattutto che potessero ferirmi ancora“. Ma qualche mese dopo un ragazzo pluriripetente iniziò a sfogare la sua ira su di lui e altri ragazzi. E fu cosi che in primo, secondo e terzo superiore le cose peggiorarono ulteriormente: “Hanno scoperto che avevo un profilo Facebook, crearono profili falsi maschili e mi inviavano messaggi del tipo ‘Ti amo, ti voglio incontrare’. Poi a scuola mi chiamavano gay. La vergogna aumentava e incominciai ad isolarmi dal Mondo“. Vincenzo non parlava con nessuno, solo con mamma e papà Antonio, che lo hanno sempre sostenuto.
La storia di Vincenzo continua quando in quarto superiore decise di diventare rappresentante di classe, la voglia di aiutare gli altri cominciava a crescere. “Ero felice perché la mia classe iniziava a sostenermi, ma era tutta una falsa. Mi facevo in quattro per la classe per farmi volere bene, ma quando avevo bisogno mi chiudevano la porta in faccia“. La conseguenza di tutto questo portò alla perdita dei capelli, un alopecia fulminante, “dovetti rasarmi i capelli per nascondermi dalla vergogna“, quindi altri insulti e altre cicatrici.
La storia di Vincenzo cambia quando decide di combattere il bullismo scolastico, fondando un associazione contro questo fenomeno dilagante. L’associazione si chiama ACBS (Associazione Contro il Bullismo Scolastico), “vogliamo aiutare le vittime di bullismo con incontri privati, ma anche tramite Social o di persona” spiega lo stesso Vincenzo, che è presidente dell’ACBS. “Un’attività che coinvolgerà non solo le vittime, ma anche i bulli stessi, con attività socialmente utili. Sono stufo di sentire al tg di ragazzi che si suicidano per colpa di persone immorali e insensibili. Io sono uscito grazie alla mia famiglia, a due cari amici e alla psicologa dell’istituto che piano piano mi hanno fatto sfogare e uscire dai margini che mi hanno portato i bulli. Le cicatrici rimarranno ma ora esco, vado in discoteca, frequento bar, pub, mi sto specializzando e sto vivendo nel presente, per recuperare gli anni persi a sopportare decine e decine di persone che non hanno capito nulla dalla vita”. Questa è la storia di Vincenzo, Vincenzo Vetere.