“Non c’è vera pace senza giustizia“. Questo il titolo dell’incontro promosso dal Cast di Cirò Marina, fondato circa venti anni or sono grazie alla tenacia del presidente, Cataldo Golino. E proprio a quanti quotidianamente sono impegnati a dare vita e continuità al progetto del Cast (centro di ascolto e recupero sulle tossico dipendenze), operatori, educatori, volontari e personale “che non sono mai retribuiti abbastanza” per il gran lavoro che svolgono, come ha detto nel suo discorso introduttivo lo stesso Cataldo Golino, che sono andati i ringraziamenti e riconoscimenti in apertura dei lavori. Il tema, che ha visto la partecipazione del procuratore aggiunto del tribunale Nord di Napoli, Domenico Airoma e la testimonianza di don Giacomo Panizza, fondatore a Lamezia Terme di Progetto Sud, ha chiaramente detto sostanzialmente che la legalità non sempre cammina al fianco della giustizia e che, comunque queste due imprescindibili temi della nostra vita, si devono costruire giorno per giorno, tutti i giorni. Negli interventi dei due, non vi è stata alcuna dichiarazione “filosofica”, alcuna frase detta o retorica, ma solo racconto del vissuto e della loro esperienza di vita che quotidianamente li vedono su campi diversi impegnati alla ricerca della “giustizia” perché è solo attraverso di essa che la pace potrà essere raggiunta. Pace e giustizia, due temi che la presenza della statua della “Madonna della Pace e della tenerezza” hanno rafforzato per tutta la durata dell’incontro. Una statua della pace che, come ha detto la prima relatrice dell’incontro, Cinzia Stoppiello, “è stata lei a cercare noi e non viceversa”.
Ha infatti raccontato di come è stata creata, di come ha ricevuto la benedizione di Papa Francesco e di quanto, la fondazione Cenacoli di Maria, intende promuovere attraverso la fede, la sua simbologia. La statua infatti resterà a nei locali del Cast fino al 2 dicembre a disposizione di quanti vorranno pregare o avvicinarsi ad essa. Ma, per un mondo più giusto, si è chiesto il procuratore Airoma, non è sufficiente soltanto la legalità, ci vuole quel senso di giustizia che ognuno ha dentro di sé, ma che troppo spesso elude e dimentica. “Io, prego continuamente affinché possa sbagliare il meno possibile e questo dilemma nel giudicare mi crea spesso tormento e sofferenza, perché il mestiere del giudicante e molto difficile, perché il senso di giustizia, che nasce con ognuno di noi, è ancora più della legalità”. Temi trattati con mille esempi di vita vissuta anche da don Giacomo Panizza, che vaiggia sotto scorta a causa delle minacce di morte subite dal clan Torcasio di Lamezia, il quale non ha esitato a riaffermare che in nostro sud, la nostra Calabria, il Crotonese, non ha bisogno soprattutto di strada 106, di aeroporti, di turismo o altro, ha bisogno di legalità, di giustizia. Per ottenere ciò, ha ancora detto, “non c’è bisogno di eroi, di geni, di rambo, ma che ognuno faccia il giusto”. 25 anni di minacce, 25 anni impegnato ad educare alla legalità, ma attenti alla ndrangheta, alla mafia, loro non vogliono solo i soldi, “educano” all’illegalità che purtroppo cresce anche per l’incapacità di chi governa a dare servizi, quelli sociali e sanitari, soprattutto. “ A conclusione dell’incontro, dopo gli interventi di un giovane, Salvatore, che trovato un portafoglio e lo ha consegnato ai Carabinieri, di Raffaele Mirabelli, della dirigente Lucia Sacco, di Anna Costa, consegna di omaggi ai relatori e agli operatori, un pranzo conviviale ha concluso la giornata.