Negli ultimi anni si è sprigionato un rinnovato interesse di storici, studiosi, università, scuole e curiosi sul Crocifisso di Cutro e segnatamente sul suo autore Fra’ Umile da Petralia Soprana (PA), al secolo Francesco Pintorno. Già pochi anni orsono gli Atenei di Parma e della Calabria hanno assegnato tesi di laurea sull’arte del pio scultore siciliano e sul Cristo custodito nel convento francescano della Riforma di Cutro. Nei giorni scorsi l’ultima laureata, in ordine di tempo, che ha discusso la tesi “ Fra’ Umile da Petralia: il Crocifisso di Cutro” è la giovane cutrese Marilena Grande. Per il Corso di laurea in Lettere e Beni Culturali del Dipartimento Studi Umanistici dell’Unical la neo dottoressa ha brillantemente offerto una trattazione piena, completa, molto ricca di annotazioni bibliografiche ( Gisberto Caccia, Rosolino La Mattina, Mimmo Stirparo, Andrea Pesavento, Rosa M. Ancona, Rosa M. Cagliostro, Francesco Cuva, Rosalbino Turco ed altri) e ben corredata di belle tavole raffiguranti i vari Crocifissi del Petralese sparsi nella penisola. In questa nota tralascerò di scrivere dettagliatamente sull’opera scultorea di Cutro, già riccamente illustrata dalla Grande, lo farò in una prossima nota, e mi soffermerò sul Frate di Petralia.
STUDI SU FRA’ UMILE – I vari convegni e corsi di studi che negli anni si sono tenuti a Calvaruso, a Milazzo, a Bisignano e soprattutto quello di Mojo Alcantara del 1985 hanno rivalutato e fatto conoscere al grande pubblico la figura e le opere dello scultore siciliano e grazie particolarmente al contributo dato dagli studiosi Rosolino La Mattina e Felice Dell’Utri e con questi il Tognoletto che fu il suo maggior biografo contemporaneo. Assieme a detti studiosi non posso non citare anche Alfonso Frangipane, Antonino Anile, Rosalbino Turco, P. Pacifico Zaccaro, P. Vincenzo Bondì, Gisberto Caccia e Filottete Rizza che si sono interessati, in varie epoche, dell’opera del Pintorno. Fra’ Umile iniziò la sua attività scolpendo il suo primo Crocifisso nel convento della sua Petralia (1623). Ma nel suo breve arco di vita (morì infatti il 9 febbraio, primo giorno di quaresima, del 1639 a soli 38 anni), pare abbia scolpito 33 statue lignee tra Crocifissi ed Ecce Homo, numero questo riferito agli anni di Cristo e ad un voto dello stesso monaco. Ma da studi degli ultimi anni è emerso che il numero delle opere petralesi lievita tenuto conto che “per la sua bravura egli era capace di realizzarne una ogni 8 o 10 giorni”. (La Mattina)
SCULTURE SPARSE NEL SUD – Le sculture sono sparse in Sicilia (fra le altre a Collegano, Caltavuturo, Palermo, Mojo Alcantara, Calvaruso, Chiaromonte Gulfi); in Calabria dove dimorò dal 1636 al 1637 (Bisignano opera datata 1637, Mesoraca, Cosenza ma non più esistente perché bombardata durante l’ultimo conflitto bellico, il Cristo di Cutro e l’ultima scoperta emersa da un documento d’archivio del 1646 che autentica l’Ecce Homo di Dipingano); in Campania ci ha lasciato il Crocifisso firmato e datato 1636 a Polla (SA) ed infine una scultura nell’isola di Malta. Sicuramente il Petralese ha lasciato il segno artistico oltre che devozionale se lo si considera, come molti lo fanno, un caposcuola di quella corrente artistica siciliana seicentesca che si caratterizzò dell’elemento iconografico spagnolo finalizzato all’effetto drammatico e passionale e che ebbe come massimo esponente Gregorio Hernandez al quale molti studiosi fanno risalire l’arte di Frate Umile. Questi è considerato caposcuola perché molti furono i suoi discepoli e seguaci che hanno impreziosito le chiese italiane con i loro pregevoli Crocifissi. Uno di questi Crocifissi lo ritroviamo addirittura a Porretta Terme (BO) opera del suo maggior seguace e conterraneo: Fra’ Innocenzo il quale completò il Crocifisso della chiesa di sant’Antonino di Palermo interrotto dalla del maestro. Tra gli altri e tanti seguaci del Petralese annoveriamo Frate Andrea da Chiusa, Fra’ Vincenzo da Bassiano. Anche la Calabria ha avuto seguaci: Fra’ Diego da Careri autore del Crocifisso di Santa Maria degli Angeli di Badolato; P. Giovanni da Reggio Calabria col Cristo di Santa Maria degli Angeli di Vibo Valentia; infine Frate Angelo da Pietrafitta autore del Crocifisso di san Francesco a Ripa di Roma, del Cristo di Mandria (TA) e il più famoso quello di Stigliano (MT). Le sculture di Fra’ Umile sono tutte a grandezza naturale e “per esprimere il massimo della sofferenza umana” (Sharo Gambino), usava delle tecniche speciali che comunque si rifacevano all’arte barocca e a quella passionale spagnola.
PELLEGRINAGGI E LEGGENDE – Il La Mattina così scrive del suo profilo artistico “…realizzava il sangue a rilievo con l’uso della ceralacca oltre che col colore […] realizzava le lacrime applicando le perle vicino agli occhi e sulla punta del naso [Crocifisso di Cutro]. E poi […] personalizzava queste immagini con alcune tipiche caratteristiche, come: il conficcarsi di una spina della folta corona sul sopracciglio; il perizoma trattenuto da un pezzo di corda che lascia intravedere il fianco destro scoperto; l’abbondante ruscello di sangue proveniente dalla ferita del costato…”. Ovunque nei centri depositari delle opere di Fra’ Umile, queste sono oggetto di profonda e sentita venerazione, di pellegrinaggi e di motivi leggendari che attribuiscono al potere divino l’ultimo tocco della manodopera o vengono considerate achiropite e “ciò fa pensare – scrive P. Bondì – quanto apprezzati dovevano essere anche dai suoi contemporanei che, afflitti come erano da povertà, pestilenze e ingiustizie sociali, in essi (Crocifissi) vedevano riflessa e sublimata la sofferenza che pativano”.
IL CRISTO DI CUTRO – Il Cristo di Cutro è uno dei più famosi, è l’unico ad avere – come detto sopra – la perla sospesa sulla punta del naso, a raffigurare una lacrima caduta dall’occhio sinistro. Da questo particolare è nata una “leggenda in cui – secondo quanto attinto dalla tradizione popolare e riportato da P. Pacifico Vaccaro – si narra che in tempi antichi una signora di Cutro si impossessò della perla mettendola, assieme agli altri gioielli nel suo portagioie, dal quale, però, sparì miracolosamente per ritornare al suo originale posto, dove oggi ancora la si vede”.
La statua lignea di Cutro molto probabilmente è stata scolpita negli anni della piena maturità tra il 1636 e il 1637 assieme alle opere di Bisignano e Polla alle quali è accomunata da diversi particolari. Nell’opera cutrese, scrive P. Vaccaro, “vi si coglie l’espressione della sofferenza e dell’amore, come gli ultimi spasimi dell’agonia”. Questa sacra scultura ha sempre suscitato ammirazione non solo fra gli studiosi ma soprattutto fra il popolo destando in esso sentimenti di vera fede e devozione. Il Cutrese ovunque si trovi per il suo Crocifisso torna sempre a versare una lacrima di commozione e di speranza nel tortuoso cammino quotidiano. Sarà così, come dal 1861, anche il Settennale del prossimo 29 aprile al 3 maggio 2016.
Gent.le Dott.ssa, sono Nicodemo maggiulli l’Editor e promotore del libro sul SS. Crocifisso di Cutro e’ possibile saperne di più sulla sua tesi? Grazie. Se dovesse ritenerlo opportuno non esiti a telefonarmi 3347878804 oppure a mezzo e-mail nicodemomaggiullieditor@gmail.com. cordiali saluti
Gent.le Dott.ssa ho letto il suo articolo/tesi, e qualche notizia potrebbe trovar posto nell’elaborato, vuole cortesemente chiamarmi? Nicodemo maggiulli 3347878804. Ps. Sul libro, fino a sabato, posso ancora inserire qualcosa! Grazie