Avverso la decisione di Agea che aveva emesso un’atto contro il Consorzio per la Tutela e La Valorizzazione dei Vino D.O.C. Cirò e Melissa, sospendendone di fatto l’attività e pregiudicandone la propria azione progettuale e di rilancio economico, quindi, arrecando allo stesso Consorzio notevoli danni d’immagine e di operatività, il Tar con una ordinanza ha sospeso l’interdittiva, perché, come si legge nell’ordinanza, “Ritenuto che sussistano i presupposti per l’accoglimento dell’istanza cautelare, sia per il pregiudizio grave ed irreparabile, essendo stata sospesa la partecipazione del Consorzio a forme di incentivazione dell’impresa vinicola di fonte europea; sia per il “fumus boni juris” poiché – per quanto emerge in atti – l’informazione interdittiva antimafia si fonda unicamente sul rapporto di affinità tra un consigliere di amministrazione e un appartenente ad un’articolazione della ‘ndrangheta locale, non emergendo ulteriori elementi indiziari che valgano a conferire a tale rapporto parentale la sintomaticità del rischio di condizionamento mafioso”.
Il Consorzio, all’indomani della comunicazione dell’interdittiva da parte dell’Agea, aveva subito dato mandato ad un noto legale di Roma, presentando opposizione alla stessa. Da pochi giorni l’ordinanza di annullamento e la condanna del ministero al pagamento delle spese, anche se bisognerà attendere giugno del 2018 per la discussione di merito e la sentenza definitiva. Intanto, ci riferisce il presidente pro tempore, Raffele Librandi, “è sicuramente una posizione favorevole al Consorzio, sia per quanto riguarda il proseguimento del progetto OCM sia per la rimozione dell’interdittiva. Con la collaborazione di tutti, ha aggiunto, il presidente, sono stati già presi i provvedimenti necessari affinchè si possa procedere alla richiesta di aggiornamento della posizione del Consorzio presso la Prefettura e. quindi, riprendere l’azione di rilancio del Consorzio.”