Il tavolo degli interventi ha visto la presenza del Commissario Prefettizio, Giuseppe Gualtieri che ha subito portato all’attenzione dei presenti il forte legame fra apprendimento e dipendenza dai social che spesso fuorviano dalla realtà che dovrebbe invero vedere presenti più affetti amicali che virtuali, mettendo in rete un processo educativo che favorisca un maggiore ed equilibrato processori rete, Scuola, Famiglia, Istituzioni. E’ stata la volta quindi di Don Gianni Filippelli che ha ripreso il concetto della centralità della famiglia e dei rapporti umani che sono “deviati dall’uso virtuale dei social”.
Il Maresciallo Antonio Rocca a sua volta, memore dei già tanti incontri svolti sul tema durante la sua lunga carriera presso l’istituto ha rimarcato la forte relazione fra bullismo e legalità, laddove è importante la prevenzione più che la repressione, affermando che i bambini non nascono bulli o prepotenti, ma lo diventano, chiamando in causa indirettamente,pertanto, le figure genitoriali e sociali più in generale. Un fenomeno, quello del bullismo e del cyberbullismo che mette sotto i riflettori “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiurie, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, trattamento illecito dei dati personali” sancito e normato, anche penalmente, dalla legge 71 del 2017.
Il cyberbullismo e la manifestazione in rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo e caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet.
Il bullismo diventa così, quindi, cyberbullismo che si differenzia dal bullismo il cui obiettivo e quello di provocare danni ad un coetaneo incapace a difendersi. Una legge che però non mette al riparo della poca incisività della stessa nel reprimere il fenomeno, in quanto manca la “certezza della pena” o se vogliamo, la pena vera e propria. L’unica parte condivisibile della legge è, forse, quella in cui si dà importanza all’educazione alla legalità impartita dalla scuola. Ma anche questa andrebbe realizzata, non tanto come educazione, che senz’altro spetta ai genitori , bensì una istruzione alla legalità ad opera di un docente di diritto, specializzato e formato, anche perché le opere di prevenzione se non accompagnate da azioni concrete risulterebbero vane. Apparrebbe condivisibile, pertanto, un progetto di legge proposto in senato , nell’ottica di una proficua prevenzione della violenza, , che prevede l’insegnamento del diritto da parte dei docenti delle discipline giuridiche, in ogni ordine di scuola e fin dalle scuole medie. Interessante infine il video realizzato dagli alunni della Scuola Media Casopero, che significativamente, con poche riprese, hanno segnalato i tanti comportamenti “bulli” che spesso si verificano in negli Istituti Scolastici. Le conclusioni, affidate all’ideatore del convegno, prossimo alla pensione, Mario Pugliese, sono state la chiosa dell’interessantissimo convegno.
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