
Dante Maffia, ospite d’onore in Giappone al festival della poesia ha presentato tre suoi libri di poesie che sono state tradotte sia in Giapponese che in Inglese. Dante Maffia, grande poeta, saggista e scrittore candidato al Premio Nobel per la letteratura italiana, ha voluto inserire in uno dei suoi tre libri, oltre a Francesco Tarantino, Francesco Perri, Carlo Rango, Maurio Martena, anche Francesca Gallello, indicandola come “ .. la dolce principessa della Calabria”. Il libro dal titolo“ KIOTO è uscito in Giappone e sta riscuotendo molto successo.” tradotto in giapponese e inglese. Ringrazio Dante Maffia perché oltre all’amicizia sincera mi ha sempre consigliato e indicato metodo di studio per rendere la mia poesia originale e completa, non solo incoraggiandomi ma curando il mio libro “Poesia dell’anima”. Che è una raccolta di poesie storico sociali che riesce a racconta storie di ieri e di oggi, racchiudendo in ogni poesia un vero è proprio racconto che narra d’amore, di desiderio di riscatto, di tradizioni e del quale Dante Maffia nella prefazione dice: “Francesca Gallello è un vulcano in piena eruzione, in costante eruzione. La sua vitalità è qualcosa di straordinario, come si dice in Calabria, una ne pensa e cento ne fa. Instancabile, in ogni direzione, generosa,con un forte senso morale delle azioni umane, innamorata della sua terra come pochi e quindi disposta a combattere per vederla risorgere, per cancellare le macchie che uomini senza scrupoli hanno disseminato in molti paesi. Francesca scrive poesia, narrativa, articoli d’attualità,è attiva sul fronte dell’impegno civile, è indignata per come la storia ha distorto le vicende soprattutto dell’ultimo secolo e mezzo e non demorde per fare luce,costi quel che costi. Come non innamorarsi delle sue battaglie? Come non entrare nell’agone quando, per esempio, prende a cuore il problema della violenza sulle donne e porta il messaggio ovunque, nelle scuole in particolare, con una caparbietà che pochi politici possiedono, con una passione che ormai sembra appena un sogno romantico? Ci sarebbe da dire molto altro su questa pasionaria che affronta le situazioni senza aspettare che la manna scenda dal cielo, in prima persona, convinta che chi fa da sé fa per tre. Credo che le informazioni date bastino a dare l’idea di un personaggio a tutto tondo che anche quando scrive poesia non si pone limiti, non gira attorno alle questioni. Il libro offre testi sia in italiano e sia in dialetto, un dialetto vagamente cirotano, ma che mi verrebbe di chiamare gallelliano per il timbro personale che ella mette nelle espressioni, per come adopera parole e immagini senza curarsi delle lezioni di Gerard Rohlfs o di Jhon Trumper, di Lausberg o di Accattatis. Lei scrive alla stessa maniera di come mangia, parla , si muove, pensa, lotta. Non media, non ricorre a furbizie letterarie per abbellire o rendere piacevole, si serve della sua anima per cogliere a volo sentimenti, emozioni, percezioni, desideri e di conseguenza poi annota, e proprio come fa l’anima, raccogliendo sulla pagina le accensioni, il senso umano degli incontri. Si dirà, poesia spontanea, il cui unico filtro è la vita. Da una parte sì e dall’altra no, perché, per esempio, nella forma troviamo riferimenti al modo in cui Apollinaire metteva i versi dando loro un abito preciso che voleva significare che, a un tempo, la sua poesia è parola e pittura, cioè immagine che non trascura l’essenza dello sguardo. Ma c’è di più, in quelle dialettali, il ricorso a una variazione fono simbolica che non credo possa nascere soltanto da astratte adesioni. Probabilmente la lezione di Padula, di Michele Pane, di Ciardullo, di Butera e degli altri poeti calabresi dialettali le è arrivata attraverso una oralità che è ancora molto diffusa e che cammina silenziosa attraverso le bocche delle nonne. Si noti il garbo di Francesca Gallello quando tocca l’argomento dell’amore, il pudore che si effonde per i versi, o si noti l’ironia o la maniera in cui offre le sue agnizioni ai familiari e agli amici scrittori.Vorrei ricordare che libri editi in dialetto e in italiano ultimamente ne sono usciti parecchi, di Nico Naldini, di Fernando Bandini, di Antonella Anedda, per fare qualche nome, a dimostrazione che alcune cose si possono esprimere meglio e più compiutamente con la lingua succhiata con il latte materno. Dalla sua Francesca Gallello ha la spontaneità non inficiata da pesantezze filologiche e dialettologiche. Infatti ella segue una scrittura che bada ai suoni e alla pienezza del messaggio in modo che quel che ha scritto possa arrivare al lettore con la stessa pienezza d’impatto con la quale lei ha sentito le vibrazioni nello scrivere. Il bello è che se si apostrofa Francesca come poeta lei sorride e svicola.
Non si arroga nessun diritto, e magari ripete che scrive perché sente il piacere di farlo, di fermare scene e momenti di un mondo che dà segnali non proprio rassicuranti di caduta a picco nella cancellazione. Ma lascio il lettore a godersi il calore espressivo della poetessa che sa trascinare e accendere gli animi, che non strombazza rinnovamenti o svolte poetiche, ma semplicemente invita a entrare nel suo mondo, a condividere la sua ricchezza interiore. Ci sarà chi pilluccherà dalle sue poesie indicazioni antropologiche e linguistiche, chi sorriderà nel rientrare ai tempi del passato, che mediterà su che cosa sta accadendo e chi rileggerà il senso dell’amore nella sua portata antica e sempre meravigliosamente attuale. Una donna così bisogna che sia additata all’Unesco per farla nominare patrimonio culturale dell’umanità. “ Un commento e una presentazione, quella di Dante Maffia che esplicita in maniera inequivocabile l’anima della scrittrice. La poesia, oggi più che mai, rimane respiro per chi della quotidianità e della vita riesce a coglierne i colori e le sfumature più semplici.
un’affermazione importante ed uno stimolo a proseguire sulla via petrosa della poesia.
Congratulazioni.