

Si pensava fosse inghiottita da una frana poiché era non più visibile, la grotta vedetta della Timpa del Mezzogiorno, l’altura di circa 350 metri sul livello del mare nel cui ventre nasconde una grande grotta oggi quasi seppellita da una frana, appena visitata e appena ritrovata. E invece con sorpresa è stata ritrovata in tutto il suo atavico splendore e mistero, da quando in età bizantina Cirò portava il nome di Psicron, era sicuramente abitata forse da monaci, lo rivela la presenza di piante utilizzate dalla sapienza dei religiosi, come la salvia ed il rosmarino selvatico, il papavero bianco, e tante altre piante disseminate attorno alla grotta, che venivano utilizzati nella medicina naturale. Il nome Timpa del mezzogiorno deriva dal fatto che a mezzogiorno il sole si trova alto proprio sulla sua altura e tutti i contadini facevano riferimento a questo fenomeno per sapere l’ora, così potevano fare la pausa per mangiare, visto che la timpa è visibile da tutto il circondario attorno alla conca del Vallo dei pregiati vitigni autoctoni del Gaglioppo, un vero orologio naturale. La grotta si trova in posizione centrale utilizzata probabilmente anche in età successiva da popoli indigeni autoctoni visto la posizione di vedetta per scorgere dal mare alla montagna le incursioni saraceni che sono stati devastanti per Cirò a partire dal medioevo fino al 1700. I suoi antichi occupanti avevano trovato li l’habitat favorevole visto che tutt’intono c’è una folta vegetazione, ricca di sorgenti di acqua e quindi di selvaggina, e soprattutto un panorama mozzafiato, un luogo incantevole raggiungibile attraverso viottoli creati dagli animali selvatici come i cinghiali altrimenti irraggiungibile visto la folta vegetazione che la circonda tra Olivastri, Lentischi, Perastri, e la profumatissima Calicotome spinosa che in questo periodo è già fiorita.