Venerdì 12 maggio si è festeggiata la nascita la vita di San Nicodemo Patrono e protettore delle due città: Cirò dove nacque nel 900 e Mammola dove morì nel 990. Cirò festeggia il suo Santo protettore San Nicodemo , per ricordare la sua nascita sono stati inseriti ai balconi sfoggianti nastri rossi. La festa in suo onore viene festeggiata di solito durante i primi dieci giorni del mese di Agosto insieme all’altro Patrono San Francesco, di solito alla presenza del popolo Mammolese che festeggia in gemellaggio con Cirò in occasione della festa. San Nicodemo nacque da una famiglia umile, il padre Teofano, la madre Panta Dima, vivevano in un’umile casetta nell’allora villaggio Ypskron, attuale portello, oggi chiesa del Santo. Sono molti i miracoli a lui attribuiti, specie quando era ragazzino, come la lotta col diavolo , di cui ancora oggi, sulla pietra a cui egli si aggrappò, dietro la sua casa, sono evidenti i segni lasciati dalle sue dita infilati nella pietra, oggi meta di pellegrinaggi. Molte di queste impronte sono ancora oggi visibili sulla pietra dietro l’altare, luogo di continui pellegrinaggi da parte di fedeli, che ogni anno, da tutto il mondo, specie dall’Australia e America, dove si trovano numerosi Mammolesi, giungono a Cirò a visitare i sacri posti dove il Santo nacque e visse da bambino, prima di partire per Mammola. Ancora oggi gli anziani raccontano il miracolo del vino e dell’acqua avvenuto in zona Mordace-Castedduzzo-Coppa, dove il padre si recava a lavorare i campi, ed è proprio in questa zona che alcuni anni fa venne ritrovata l’esatta posizione della fontana, dalla cui pietra, grande come il dorso di un elefante, attraverso tre fori praticati con le dita del Santo, ancora oggi fuoriesce acqua; mentre ai piedi della collinetta dove il padre era solito lavorare , si trova quasi nascosta dalla vegetazione e da cumuli di frana, una grotta dove il Santo si ritirava in preghiera. E ancora si racconta, che riuscì a catturare un cinghiale con un filo d’erba, nei boschi del cirotano, che portò alla sua famiglia come pranzo per la cerimonia di matrimonio della sorella. Si racconta che, mentre era in viaggio, lontano da Cirò, per ritirarsi in preghiera, incontrò un venditore di brocche con il suo asinello, che gli chiese se poteva avere una ciotola per potersi cuocere la ghianda, cibo prediletto di San Nicodemo, il venditore glielo negò dicendo che se i maiali la mangiavano cruda, perché egli la doveva cuocere? E così andò via , ma fatto pochi passi , ruzzolò da un dirupo, di tutto il carico che trasportava sull’asinello, si salvò solo la ciotola che il Santo gli aveva chiesto. Così preso da rimorsi, il venditore tornò indietro e donò la ciotola superstite al Santo, chiedendogli scusa. Raggiunto la sua maturità, si vide costretto a lasciare il paese, in quanto le sue “stranezze”, lo rendevano ridicolo agli occhi del popolo, e se ne andò amareggiato a tal punto che fermatosi a metà cammino, nei pressi di Gerace, egli disse:”Sentu vuci e cirotano, mi mpesu e vajiu avanti”(sento voci di cirotani, mi alzo e riprendo il cammino), tanto era la paura di incontrarli. Arrivò a Mammola sul monte Zappino, dove vi rimane fino alla sua morte avvenuta nel 990. Ma non solo i cirotani hanno parlato di San Nicodemo anche lo storico Antonio Borrelli, ha trattato la storia di San Nicodemo da “Santibeati in Calabria”, ed il monaco Agresti i quali scrissero che: ” Teofane e Panta furono i genitori di Nicodemo, che nacque a Cirò nei primi anni del X secolo, lo affidarono alla cura spirituale di un pio e dotto sacerdote: Galatone. Per festeggiare la ricorrenza della nascita i fedeli di Cirò si recheranno prossimamente in pellegrinaggio a piedi verso i suoi luoghi sacri di Coppa-Mordace dove c’è la fontana, la roccia del diavolo, e la grotta, dove ha compiuto i primi miracoli.



