La notizia della scomparsa del nobiluomo cirotano dr. Luigi Siciliani, mi ha sinceramente e profondamente addolorato. Io ho avuto il piacere di frequentarlo assiduamente negli ultimi 5-6 anni, in occasione dell’elaborazione del mio saggio sul poeta e scrittore cirotano Luigi Siciliani (1881-1925), al quale lui, nipote che ne portava il nome, era molto legato, e del quale conservava dal 1979 il carteggio privato e i documenti di corrispondenza con i maggiori esponenti della cultura letteraria italiana dei primi del Novecento. Un materiale di studio ricco e prezioso che “don Luigi” aveva ereditato dal cugino Ferdinando, unico figlio del poeta (morto nel ’79 senza figli) e che seppe custodire , per tanti anni, col giusto orgoglio del discendente, ma anche con la sensibilità e l’oculatezza dell’uomo di cultura, mettendolo a disposizione degli studiosi seri ed affidabili, che volessero indagarlo al fine di far conoscere meglio il poeta di Cirò, che fu amico di Pascoli e D’Annunzio, ed ebbe relazioni culturali coi più bei nomi della letteratura italiana del primo Novecento, da Gozzano a Marino Moretti, da Borgese a Sem Benelli, da Ada Negri a Sibilla Aleramo, tanto per citare alcuni nomi. Dopo averlo conosciuto come socio dell’Associazione “Italia Nostra” di Cirò, della quale anch’io facevo parte, nacque fra noi una bella intesa e una frequentazione amicale, che mi indusse a proporgli l’elaborazione, da parte mia, studioso di letteratura calabrese, di una monografia che non raccontasse solo la vita del poeta Luigi Siciliani, ma ne illustrasse, il più ampiamente possibile, le opere di poesia e di prosa, i versi ed il romanzo, i saggi critici e le traduzioni.
Ricordo che egli si mostrò molto entusiasta all’idea di questo progetto e acconsentì convintamente alla mia proposta, mettendomi a disposizione il suo prezioso archivio. Dopo due anni di intensa frequentazione con lui e di studio e ricerca sul suo illustre congiunto, nel luglio del 2011 vide la luce il libro da lui sempre sognato: “Luigi Siciliani, un poeta e scrittore calabrese tra classicità e decadentismo”, stampato a Corigliano Calabro, presso una tipografia artigiana, con le caratteristiche dei libri di una volta. Grande fu la sua gioia quando ebbe fra le mani e potè sfogliare la prima copia del bel volume di 250 pagine, corredato anche da vecchie foto della sua famiglia. Ricordo il suo volto raggiante, mentre brindavamo in tipografia, all’uscita del libro, che lui tanto aveva voluto e che ora con grande soddisfazione vedeva realizzato. E, poi, vennero le presentazioni: a Cirò, a Cariati, a Catanzaro, a Rossano, a Crotone. Quando egli riuscì ad essere presente (a Cirò, a Cariati, a Rossano), ne fu felicissimo e non mancò di dare la sua testimonianza come erede diretto del poeta, ma anche come persona di cultura, che aveva capito l’importanza di togliere dall’oblio il suo illustre congiunto, con un documentato studio monografico. Il suo impegno per la realizzazione dell’opera fu grande ed ammirevole, a dimostrazione del suo amore per la cultura e del suo mecenatismo appassionato, che lo portò ad accettare con entusiasmo anche la mia proposta di inviare il libro in omaggio a tutte le biblioteche della Calabria e alle Facoltà umanistiche delle principali Università italiane. L’ intensa frequentazione avuta con lui per alcuni anni , mi ha fatto conoscere da vicino un uomo eccezionale, un vero “signore”, un “galantuomo di stampo antico”, leale e generoso, umile e sempre disponibile ad accogliere consigli e suggerimenti, per me “un vero amico”, sempre affettuoso, fino alla fine dei suoi giorni. Non credo di esagerare se concludo questo mio “ricordo”, affermando che con lui, Cirò perde “un pezzo della sua storia”, un uomo semplice ed amico di tutti, un serio imprenditore e un politico onesto e vicino alla gente, ma anche – come ho detto sopra – una persona di cultura, molto legato al suo paese e alla sua antica famiglia, della quale ricercò e conservò gelosamente le antiche memorie storiche.
Franco Liguori