di Nelly Brisinda. In un mercato del vino sempre più globalizzato è indispensabile perseguire il continuo miglioramento qualitativo del prodotto, e da anni i fratelli Antonio e Nicodemo Librandi hanno saputo creare un cammino virtuoso finalizzato non ad una semplice crescita indiscriminata nei numeri e nelle dimensioni, ma ad una crescita che possa camminare di pari passo con quella del territorio. Le iniziative per raggiungere tale scopo sono state e sono ancora tante e diversificate. Fra queste la costituzione dell’Associazione “ I Vignaioli del Cirò”, un gruppo di viticoltori interessati al progetto che l’Azienda Librandi presentò loro per iniziare insieme un percorso di lavoro; un patto per cui la sicura collocazione delle uve esigeva l’osservanza di un regolamento a cui attenersi per la coltivazione dei vigneti. Il sistema ha funzionato e continua a funzionare: l’istituzione del Premio al “Viticoltore d’Eccellenza di Cirò” ha costituito una fruttuosa competizione che negli anni ha richiamato i migliori tecnici del settore, i quali hanno colto l’occasione per valutare anche la condizione generale delle vigne del Cirò. E non solo: i “Vignaioli” hanno iniziato ad uscire anche fuori dai confini per conoscere le più note realtà vitivinicole italiane ed estere. Dopo il Piemonte e la Francia, quest’anno il gruppo guidato da Nicodemo Librandi, Francesco Porti, Presidente dell’Associazione, e dal dottor Davide De Santis, si è recato in Toscana per visitare alcune aziende del Chianti classico e del Brunello di Montalcino.
“Una esperienza molto interessante – ha dichiarato il Presidente Porti – che ha consentito di conoscere e scoprire aziende integrate nel territorio in una simbiosi che le caratterizza per la qualità non solo del vini, ma per l’indotto che ne trae un beneficio enorme anche a livello turistico, culturale, ambientale,paesaggistico e quindi economico. Questa sinergia di forze umane ed economiche – ha concluso il Presidente – da noi ancora è inesistente, e pur non avendo niente da invidiare a nessuno per tradizione e competenza, dobbiamo tuttavia riconoscere che molte potenzialità del nostro territorio sono state e continuano ad essere sottovalutate”. Il Tour, iniziato il 28 giugno e terminato il 30, ha fatto scalo presso l’Azienda Col d’Orcia di Maroni Cinzano, l’Azienda Arciano di Montalcino, la Tenuta del Castello Banfi ed infine l’Agricola S. Felice, nel Chianti classico, dove i “ vignaioli” sono stati accolti e guidati nella visita dei vigneti e delle cantine da Roberta Pugliese, agronomo dell’azienda e cirotana doc. Al rientro in sede unanime è stata la soddisfazione dei partecipanti , per l’opportunità avuta di conoscere e confrontarsi con metodi di coltivazione e di vinificazione in un territorio come la Toscana, una regione ricca di storia e di cultura che ha saputo integrare la vitivinicoltura quale valore aggiunto alla propria economia.