I dati ricavabili dal Registro Tumori, ufficializzati fino al 2008, sono nella media delle altre province calabresi, ci è stato riferito. Benché la percezione individuale del fenomeno sia tutt’altra, nell’immediato, davanti al dato oggettivo, non abbiamo opposto ‘resistenza’, immaginando di essere ingannate con tutti gli altri da una valutazione troppo emotiva del fenomeno.
Non paghe, poco tempo dopo abbiamo potuto leggere il Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità 16/9, intitolato Studio epidemiologico dei siti contaminati della Calabria: obiettivi, metodologia, fattibilità, pubblicato nel 2016, dove il caso studio su Crotone è giustificato dal SIN che coinvolge anche Cassano e Cerchiara. I dati sulla ospedalizzazione e sulla mortalità, maschile e femminile, si riferiscono al periodo 2006-2012 (file Istat di mortalità per causa 2006/12) e, in merito a Crotone, al profano sembrano confermare quanto asserito dal dott. Arena, salvo che per l’incidenza, tra gli uomini, dei tumori di trachea, bronchi e polmone. Si evidenzia, piuttosto, un picco delle malattie del sistema circolatorio che non conosce sostanziali differenze di genere e preoccupano, per restare nello stesso ambito, ipertensione, cardiopatie ischemiche e malattie cerebrovascolari. Le malattie del sistema respiratorio sono le sole a superare anch’esse (negli uomini) o avvicinare quella che impropriamente definiremmo soglia di allarme (nelle donne). Tutto questo, ripetiamo, ad una lettura ‘ingenua’ quale può essere la nostra di non addette ai lavori.
Le conclusioni tratte nel Rapporto da quei dati, però, sono ben diverse. Stante l’accertata contaminazione delle matrici ambientali (aria, acqua, suolo), non solo è confermato il quadro preoccupante già emerso dallo Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento (Progetto SENTIERI) per il periodo 1995-2002, ma nel Rapporto si legge che nel territorio comunale si osservano “eccessi di mortalità in entrambi i generi per tutte le cause”, e ancora “ significativi eccessi di mortalità e ospedalizzazione per numerose patologie tumorali e non tumorali, per alcune delle quali è accertato, o sospetto, un ruolo eziologico dei contaminati presenti nel sito”.
Possiamo dunque stare tranquilli e credere che l’oncologo, a Crotone, non sopporti un carico di lavoro maggiore degli altri specialisti, o invece dobbiamo pensare che le nostre preoccupazioni siano assai meno profonde di quanto la gravità della situazione richiederebbe? L’inquietudine generata dalla sensazione che la realtà sia altra da quello che si legge è fortissima e condivisa da tutte le classi sociali. Le rassicurazioni ufficiali non la scalfiscono e perdono anzi ulteriormente credibilità quando, e veniamo all’oggi, alla ragione di questa nota, si apprende che il Registro Tumori Cosenza-Crotone, accreditato all’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM) dal 2017 (http://www.registri-tumori.it/cms/registri-tumori/Registro%20tumori%20Cosenza%20Crotone), non riesce da tempo ad avere dal Dipartimento Regionale Tutela della Salute i flussi indispensabili per un corretto inquadramento delle patologie oncologiche.
In occasione dell’Accreditamento e del XXI Congresso Nazionale AIRTUM, tenutosi a Catanzaro i primi di Aprile 2017, il responsabile del Registro Tumori di Crotone, dr. Carmine La Greca, ha presentato un lavoro scientifico avente come tema: Analisi della mortalità e incidenza di patologie oncologiche, nel Comune di Crotone, relativamente al triennio 2006/2008. In quella sede sono stati esaminati ed elaborati i dati standardizzati relativi alla mortalità e all’incidenza (cioè ai nuovi casi di neoplasie per anno) relativamente alla popolazione della città di Crotone nel triennio 2006-2008. Da tali elaborazioni risultano essere significative le incidenze per i tumori della prostata e dello stomaco negli uomini e dello stomaco, del fegato e della mammella nelle donne.
Perché la Regione, nonostante che il Rapporto ISTISAN sottolinei espressamente la necessità di “un lavoro mirato basato su una stretta collaborazione fra strutture centrali, regionali e locali con competenze nei domini della protezione dell’ambiente e della tutela della salute”, nega ai Registri Tumori calabresi e quindi anche a quello di Crotone i dati degli ultimi anni?
Il Registro Tumori di Crotone-Cosenza, inoltre, non riesce ad adottare un nuovo software di archiviazione ed elaborazione dati che, già in uso a tutti gli altri Registri Tumori della Calabria, sarebbe fornito a titolo gratuito, con la sola spesa richiesta di un’assistenza annuale dal costo veramente minimo. La Regione Calabria preferisce il programma di registrazione tumori del proprio sistema (SECSIR), benché sia stato ufficialmente contestato dagli operatori e al momento sembrerebbe presentarsi come una scatola vuota. Tralasciando i legittimi dubbi circa la standardizzazione e la comparabilità del software ‘regionale’ con quello ‘nazionale’, nell’attesa di mettere a punto la soluzione bruzia(!), per la Regione Calabria il tempo si è fermato… e la trasmissione dei flussi di dati pure. Se non bastasse, per evitare forzature ‘sovversive’, i coordinatori sono stati diffidati dall’utilizzo di altri sistemi.
Da tale inadempienza, la cui responsabilità ricade sui vertici Regionali della Sanità calabrese, deriva che il cittadino di Crotone, città monitorata dal Ministero della Sanità in quanto limitrofa al SIN ma che il buon senso avrebbe fatto rientrare interamente nell’area perimetrata, dato lo smaltimento capillare, in città, di diversi tipi di scorie industriali, è oggi condannato ad ignorare il dato epidemiologico circa il proprio stato di salute, minato dai potenziali effetti di 70 anni di industria chimica e da quelli di tante altre fonti di inquinamento. Un diritto costituzionalmente garantito è irresponsabilmente messo a repentaglio per una causa che sarebbe risibile se non trattassimo di un fenomeno serissimo.
Lo stallo va risolto al più presto nell’interesse della collettività. I Calabresi, e in specie i cittadini delle aree in cui rientrano i tanti siti contaminati della regione, devono conoscere la loro situazione, reale e aggiornata. D’altro canto, va codificato un Registro Tumori Calabria, per orientare meglio le scelte della politica sanitaria regionale.
Tutto ciò, nel caso di Crotone, non può essere disgiunto dall’accensione di un faro sulla bonifica del SIN, priorità assoluta per la comunità locale. L’allarme rilanciato in queste ore dalla evangelica “Voce di uno che grida nel deserto”, dove Voce, nomen omen , è l’ingegnere omonimo, non può e non deve essere ignorato dagli amministratori crotonesi per irresponsabile superficialità o meschina connivenza con chi non fa gli interessi della nostra gente.
E’ quanto affermano i parlamentari del M5s Elisabetta Barbuto – Margherita Corrado