Per ricordare, gli eroi della seconda guerra mondiale (Salvatore Bitonti ed un compagno di Castelsilano ancora sconosciuto) morti per salvare il proprio reparto di bersaglieri accerchiato da sovrastanti forze tedesche, in Corsica, sulla rotabile per Bastia, bivio Furiani, “Infatti, durante un’azione esplorativa nella quale il loro plotone stava per essere accerchiato da soverchianti forze tedesche, arrestavano il nemico con il fuoco di fucile mitragliatore, permettendo al proprio reparto di portare a termine la sua missione. Individuati e fatti segno a violenta reazione rimanevano saldo al loro posto continuando a sparare, fino a quando colpiti a morte cadevano eroicamente sul campo”. Recita così il decreto del Luogotenente Umberto di Savoia firmato il 9 novembre 1944, data in cui viene conferita alla memoria di Bitonti Salvatore la medaglia di bronzo. Noi e tutto il Consiglio Comunale di SGF ne richiediamo ancora la medaglia d’oro per avere salvato decine di commilitoni.
Ricordare cinquant’anni fa una valanga uccise 55 nostri connazionali che stavano costruendo una diga in Svizzera. I responsabili del disastro furono in seguito assolti
Il 30 agosto del 1965, alle ore 16,35, una valanga si staccò dal ghiacciaio dell’Allalin, ubicato in Svizzera nel Canton Vallese, abbattendosi sul cantiere della diga del lago artificiale di Mattmarkallora in costruzione. Le operazioni di recupero dei cadaveri durarono oltre due mesi e il numero ufficiale delle vittime fu di 88 morti, 55 dei quali italiani.
Tra i lavoratori morti a Mattmark ci furono anche 7 cittadinidi San Giovanni in Fiore (Cosenza), Gli scrittori calabresi Saverio Basile e Francesco Mazzei hanno ricostruito la sciagura del 30 agosto 1965 nel saggio Mattmark. Storia di una tragedia annunciata (Pubblisfera Edizioni), nel quale, oltre a denunciare le responsabilità di chi non seppe prevenirla, hanno onorato la memoria dei sangiovannesi deceduti in quella triste circostanza: Giuseppe Audia, Gaetano Cosentino, Fedele Laratta, Francesco Laratta, Bernardo Loria, Antonio Talerico, Salvatore Veltri.
Fino agli anni Settanta del secolo scorsogli italiani subivano forti discriminazioni negli stati dove si trasferivano in cerca di lavoro. La loro reputazione era molto bassa, come si evince da questo brano tratto dal libro L’Orda. Quando gli albanesi eravamo noi (Rizzoli) di Gian Antonio Stella: «La feccia del pianeta, questo eravamo. Meglio: così eravamo visti. Non potevamo mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana. Ci era vietato l’accesso alle sale d’aspetto di terza classe alla stazione di Basilea. Venivamo martellati da campagne di stampa indecenti contro “questa maledetta razza di assassini”. Cercavamo casa schiacciati dalla fama d’essere “sporchi come maiali”. Dovevamo tenere nascosti i bambini come Anna Frank perché non ci era permesso portarceli dietro. Eravamo emarginati dai preti dei paesi d’adozione come cattolici primitivi e un po’ pagani. Ci appendevano alle forche nei pubblici linciaggi perché facevamo i crumiri o semplicemente perché eravamo “tutti siciliani”».
Di recente l’ostilità contro i forestieri ha ripreso vigore in Svizzera, in particolare nei confronti dei “frontalieri”, i pendolari italiani che quotidianamente si recano in terra elvetica per ragioni di lavoro. Nel febbraio 2014 un referendum ha stabilito l’introduzione di tetti massimi annuali nell’assunzione di manodopera straniera, ma un altro referendum, tenutosi lo scorso novembre, ha bocciato la proposta di limitare ad appena lo 0,2% annuo l’ingresso di nuovi immigrati. Ancora una volta, dunque, gli interessi economici sono prevalsi sulle ubbie degli xenofobi svizzeri.
Da “Le città sono vive”, scritto da Giorgio La Pira, Sindaco santo di Firenze negli anni ’60.” Le città continueranno a vivere se ognuno di noi, nel suo piccolo, saprà tutelare ed accrescere quel valore inestimabile fatto di ricordi, di storie, racconti ed impegno personale. Le città continueranno ad essere vive se la responsabilità individuale diverrà consapevolezza collettiva, se il valore di ognuno diverrà valore di tutti. La vita sociale, il vivere insieme degli uomini, oggi più che mai, nella realtà moderna, si espande e si arricchisce come un valore aggiunto, alle nuove generazioni.
Porgerà i saluti il sig.Pietro Mazza Presidente dell’Associazione Emigrati di SGF.
Relazionerà il dott.Luigi Bitonti Presidente dell’Associazione Paideia.
Segue il dibattito.