Rinvenuti lungo i bordi della strada provinciale SP7diverse piantine di Papaver somniferum, pianta da non confondere con il papavero dei campi (Papaver Rhoeas) detto anche Papavero comune o Rosolaccio dagli inconfondibili fiori rossi, considerata erba infestante nei campi di cereali. Il del papavero d’Oppio, è una pianta che era stata creata dall’uomo attraverso l’opera di selezione da una specie selvatica, individuata nel Papaver setigerum. I nostri antenati raccoglievano le capsule per poi usarle all’occorrenza come tranquillante. Una pianta sempre cresciuta nel cirotano come raccontano gli anziani specie nelle aree di San Francesco, Canale, Sant’Elia, Santa Venere, Campana. A testimonianza della sua presenza sul territorio nazionale è il rinvenimento di semi e capsule di papavero da oppio che iniziarono ad affiorare in numerosi scavi archeologi italiani, già durante la fase del neolitico arcaico avanzato, 8000-6000 anni. Infatti in uno studio recente dell’ Etnobotanico Giorgio Samorini si è appreso della presenza in Italia già 7500 anni dove gli abitanti attorno al lago di Bracciano, nel Lazio, crearono l’oppio, cimentandosi nell’opera di selezione del Papaver setigerum sino a ottenere il Papaver somniferum. La datazione più antica riporta al 5500 a.C. e sono stati trovati campioni di papavero di forme intermedie fra il setigerum e il somniferum, facendo ciò ritenere che sia questa l’area originale di coltivazione e selezione del papavero. Sarà questo il motivo per cui la” Papagna”, come viene chiamato popolarmente il papavero da oppio in sud Italia, introdotto dai popoli orientali durante le loro incursioni medievali, è tutt’ora così comune come pianta selvatica in Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia; anzi, l’Italia meridionale è l’area nel mondo a maggiore diffusione della pianta selvatica del papavero da oppio. La pianta contiene basse dosi di morfina (meno dell’1%), ma concentrazioni elevate di altri alcaloidi. In Italia è vietata l’estrazione degli alcaloidi, ma è permesso coltivare un piccolo numero di esemplari a scopo ornamentale. Il fatto che il Papavero Somniferum sia ritornato a crescere nel cirotano dove anticamente cresceva rigoglioso, è segno di un ambiente sano ricco di biodiversità di cui Cirò vanta come la Ginestra bianca, il Solanum elaeagnifolium, l’Astragalus boeticus, la Salvia fruticosa, l’Acanthus spinosus, la Salvia prostata dei pendii, la Salvia Hispanica, , la Squillaoltre a numerose specie di orchidee selvatiche meravigliose che, in questo periodo, impregnano la natura dei colori più belli. Ancora oggi persistono qua e la rare piante spontanee di Papavero da oppio, a testimoniare il loro passato, di quando, i saraceni sbarcati in Calabria, ne diffusero la produzione, e che i popoli indigeni del posto, cominciavano ad usarla nella medicina popolare, come per combattere l’insonnia, e alcune malattie del sistema nervoso.