Scrive P. Fiore da Cropani: “L’Arcivescovo della Città di S. Severina, altre volte Siberena, fu la patria felice di questo santissimo Pontefice”. Si tratta di Zaccaria, figlio di Policronio Pontinio, nato appunto a Santa Severina verso l’anno 679. I natali sanseverinesi sono confermati anche dal Breviario Romano di Papa Clemente XIII del 1763 in cui si legge: “Zacharias natione graecus ex antiqua Siberene urbe Magna Grascia nunc Sancta Severina Calabriae Ulterioris natus”. Ed ancora ne scrivono Ciacconio, Gazzella, il Barrio, il Marafioti, Paolo Gualtiero, l’Ughelli ed altri. Riferisce ancora il Fiore che Zaccaria, “giovinetto vestì l’abito di Canonico regolare e poi di San Benedetto. Da Papa Gregorio III, fu creato Prete Cardinale e, dopo la sua morte, eletto Papa l’anno 741. In qualunque stato ei fusse ebbe sempre compagne l’umanità e la dolcezza; onde benchè offeso mai fu veduto adirato, anzi riscontrò sempre l’ingiurie con li benefici”. Il Liber Pintificalis conferma la sua mitezza, la sua soavità, la grande cultura greca e latina, il suo amore per le arti e per questo abbellì Roma ed il fatto di aver tradotto in greco i Dialoghi di San Gregorio. Le sue opere furono immense, dallo spirituale al sociale, al logistico. Il Sodaro ci dice che il nome di Zaccaria “è particolarmente legato al monastero di Montecassino, perché lo fece ultimare e personalmente lo consacrò additandolo come centro di preghiera, di lavoro e di sapere. Si interessò al grande palazzo Lateranense, dinanzi al quale fece costruire un portico, adornandolo con pregiate pitture. L’edificio fu quindi chiamato Palazzo di Zaccaria o Casa Maggiore”. Durante il suo pontificato furono tanti i suoi interventi a difesa della Chiesa e della Fede cristiana. Infatti denunciò la lotta iconoclastica dell’imperatore Costantino V Copronimo costringendolo al ritorno del culto delle immagini.
Ed ancora, continuando la voglia espansionistica di Liutprando che mirava ad occupare Roma e trovandosi questi alle porte di Spoleto, Zaccaria, pur di salvare la sua Roma, riuscì a convincere Trasamondo, duca della città umbra, a vestir il saio monacale e abbandonare quindi il potere. Così cominciò ad intraprendere trattative con Liutprando convincendolo a restituire alcune terre che appartenevano a Roma, all’Esarcato di Ravenna e a ritirare le sue truppe da Montecassino. Ha preso avvio, in buona sostanza, con Zaccaria, l’era del potere temporale del Papato. In quegli stessi anni il papa di Santa Severina è intervenuto nelle controversie dei Franchi decretando la legittimità del re Pipino il Breve, defenestrando in tal modo l’ultimo re dei Merovingi Childerico III che poi fu rinchiuso in un convento. Insomma si può dire che il pontificato di Zaccaria è stato essenzialmente politico e diplomatico. Tra le altre opere viene ricordato come fondatore della Biblioteca Vaticana e durante il suo pontificato riuscì a ordinare ben 85 vescovi, 30 preti e 5 diaconi. Nel 752 morì e il suo corpo fatto riposare in San Pietro. La sua patria Santa Severina lo ha sempre ricordato, tant’è che nel 1908, l’allora Arcivescovo Mons. Carmelo Puja, sul luogo ritenuto casa nativa del Santo, depose questa targa marmorea: “Qui, dove una costante antica tradizione addita la casa di San Zaccaria Papa Siberetenese, Carmelo Puja Arcivescovo, perché del più grande nostro concittadino ci fosse viva la memoria, di virtù religiose e civili ispiratrice questo marmo poneva”.