“Caro Peppino
Consentimi questa ennesima nota, te l’invio per quella serie di promesse che, ancora, debbono realizzarsi, su cui io, come tanti altri calabresi, aspettiamo di vedere concluso almeno un percorso di quanto riportato dai tuoi programmi elettorali – scrive nella lettera Gianfranco Turino, Responsabile di Calabria Sociale. L’estate è finita, consumatasi nella stessa passività, se non peggiore, di sempre. Da quanto mi risulta, la situazione ambientale in riferimento a spiagge e mare, è ancora nello stesso stato delle passate stagioni, un preoccupante indice negativo per quello che avrebbe potuto dare il turismo balneare che invece non ha dato. Il mare e le spiagge, non ho bisogno di ricordartelo, sono un bene su cui, la nostra regione, dovrebbe vigilate e tutelarne l’integrità per comporre una valenza di progresso e di profitto. Strumenti naturali che esistono da secoli e non debbono essere ricreati. Oggi alla luce della realtà che ci ritroviamo, non si può garantire nulla con un litorale ricettacolo di rifiuti d’ogni genere e il mare un deposito di sporcizia e d’immondizia trasformato, dall’incivilismo umano, in una discarica a cielo aperto. Per citare poi lo stato dei nostri monti, divenuti sperdute tele di un dipinto d’autore abbandonato per tanti motivi, tra cui il più pericoloso dei fenomeni negativi è il diboscamento. Egregio governatore, non si può ragionare in termini turistici se non si adeguano i mezzi disponibili, ci vogliono rapidi collegamenti, mare-montagna e viceversa, la creazione e l’obbligo di applicazione in un severo e costante controllo dei prezzi per evitare la speculazione a danno del turista, una modernizzazione e disponibilità dei vari mezzi di trasporto e di soggiorno. Mi permetto di ricordarti che la nostra Calabria avrebbe tutte le carte in regola per recitare il ruolo di attore principale nel panorama escursionistico da esercire per tutto l’anno e non solo per spiccioli di stagione.
Il turismo di massa può rappresentare l’effettiva unica vera industria regionale. La rete aerea, per una base velocizzata di trasporto utenza, come movimentazione al di fuori delle situazioni interne di altro genere, è attiva, con l’indicazione dettagliata del triangolo aeroportuale le cui caratteristiche si adattano alle zone geografiche di competenza, il solo Sant’Anna di Crotone è ancora al nastro di decollo in attesa di chiarimenti sulle strumentazioni aeroportuali. Per un valido intermodale, bisognerebbe rivedere la mappa portuale, stabilendo le priorità di movimento per mettere il sociale nella condizione di operare anche in quel campo, negativamente emerge la rete stradale con sole poche congiunzioni a scorrimento veloce e funzionali, il resto è una sequenza di buche, asfalto rosicchiato dal traffico, in alcuni tratti, percorsi impraticabili perché crollati, inoltre, una sequela di interruzioni per improvvisi lavori di manutenzione, il sistema ferroviario è ancora fermo ad una rete di collegamenti antichi e obsoleti che comportano,in alcuni casi, un percorso di ore per pochi km. Con questa situazione e con il solo parziale progresso del trasporto aereo, non si può certamente parlare di rilancio collettivo attraverso il turismo. In qualità di responsabile di Calabria Sociale, desidero,pertanto, conoscere: Quali iniziative concrete sono state programmate agevolare il collettivo escursionistico? Quali pacchetti di proposte sono stati messi in offerta per invogliare il consumatore? I costi vacanza, sono stati ridimensionati e resi accessibili a tutti? Quale provvedimenti e progetti esistono per adattare l’entroterra trasformandolo in un sito ricreativo da offrire ai giovani? Quale formule sono state proposte per rivalutare i monti e rilanciare il mare? Le risposte non debbono essere solo parole e discorsi fatti a fiume, ma una realtà concreta e riscontrabile, sotto gli occhi di tutti. Quello che abbiano al momento sono solo atti che,non trovano alcun riscontro nella storia dello sviluppo calabrese. Mi sia consentita un ultima affermazione da cittadino di questa regione,con profondo rammarico mi rendo conto che siamo fermi al vuoto del nulla, senza aver visto alcun miglioramento, bloccati in una pericolosa stasi priva d’uscita”.