
Il recupero e restauro della Basilica della Natività, a Betlemme, parla anche crucolese. Da alcuni giorni, infatti, un giovane di origini torrettane, Francesco Scarpino, si trova nella capitale del Governatorato di Betlemme, in Cisgiordania, famosa soprattutto perché i Vangeli e la tradizione cristiana la indicano quale luogo di nascita di Gesù Cristo. E proprio in quel luogo sacro, Francesco ed un responsabile dell’azienda per cui lavora, sono impegnati in un progetto internazionale di recupero e restauro della Chiesa della Natività. Durante le prossime settimane, i due tecnici, per conto della propria ditta si occuperanno in particolare dell’indagine diagnostica sulle strutture lignee di copertura del tetto (capriate, navata centrale, capriate e navate laterali). In sostanza si tratta della valutazione dello stato di conservazione delle strutture di legno, sottoposte inevitabilmente al degrado da funghi o insetti o a rotture e difetti vari del legno. Un vero proprio made in Italy nell’antica Betlemme, la cui prima fase dei lavori terminerà a marzo: un luogo dall’altissimo valore simbolico dove sorgono oggi due chiese e di una cripta, la Grotta della Natività, dove, secondo la tradizione, è nato il Salvatore, che dal 2012 è un bene tutelato dall’Unesco. I lavori si sono resi necessari per i danni provocati da infiltrazioni d’acqua piovana dal tetto al legno sottostante (la copertura in piombo risale al 1478), alle pareti, alle colonne e ai mosaici della struttura. Un’operazione complicata, cui partecipano due aziende italiane: la Pilosio Spa di Tavagnacco (Udine) e la Piacenti Spa di Prato.
La prima, leader nel settore ponteggi e casseforme, fornisce le strutture provvisionali per l’intervento di ripristino del monumento; operazione realizzata dalla seconda, specializzata nel restauro di beni storici e artistici, quali manufatti e strutture in legno e policrome, affreschi e pitture murali, lapidei, dipinti su tavola e tela. I lavori per la Basilica valgono circa 2,5 milioni di euro; in una prima fase, si realizza la nuova copertura; nella seconda, che terminerà alla fine del 2014, si interverrà sui mosaici. Il tetto ha la funzione di unire le pareti, tramite le capriate, con un sistema di catene di contenimento che hanno anche funzione antisismica. E già nel 2010 Francesco Scarpino si recò a Betlemme con il CNR IVALSA, l’Istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che si occupa della conservazione e valorizzazione del legno, sempre all’interno dello steso progetto di recupero. In questa nuova operazione, proprio il giovane tecnico torrettano si occuperà, assieme ad un responsabile dell’azienda per cui lavora, delle indagini diagnostiche sulle strutture di legno della Basilica della Natività, cioè valutazione dello stato di conservazione, del degrado biotico e abiotico, classificazione dell’uso strutturale secondo categorie in base a norma UNI, svolgimento di prove resistografiche tramite trapano dinanometrico (uno strumento che penetra in profondità valutando la resistenza del legno). I dati rilevati sul cantiere vengono poi elaborati e restituiti in forma grafica con relazione tecnica, identificazione delle specie legnose o eventuali specie d’insetti.