In occasione dell’incontro musicale-letterario di sabato 22 febbraio a “La Casedda Librandi” di Cirò Marina con Cataldo Perri pubblichiamo una riflessione del prof. Giacomo Barbalace.
Ho letto con interesse “Ohi dottò”, Ediz. Iride (Rubbettino), di Cataldo Perri. L’ho trovato piacevole e coinvolgente. Esso aiuta a conoscere le nostre radici, il nostro ambiente umano e sociale di alcuni decenni fa. Nella narrazione s’intersecano vicende umane e sociali variegate che hanno per filo conduttore la biografia dell’autore. Ci aiutano a capire chi siamo stati, chi siamo, nel bene e nel male. Si evidenzia il retaggio culturale, sociale e umano che ci portiamo dentro; e ci spronano a migliorarci. Il libro, scritto con mano “leggera”, per questo gradevole e godibile, induce il lettore sì a rilassarsi ma anche a riflettere con occhio critico e autocritico sulla nostra realtà di calabresi per superare tabù e pregiudizi atavici: questi,infatti, vengono ironicamente stigmatizzati. La mia prima impressione è che il contenuto del libro esprima una profonda e sentita partecipazione umana e sociale al contesto ambientale in cui Perri è vissuto, vive e si trova a operare. Risalta un sottofondo nostalgico del tempo passato, riferito soprattutto all’infanzia e all’adolescenza, venato un po’ di malinconia e di rimpianto, se messo a raffronto col tempo di oggi dove domina l’omologazione dei costumi, di pasoliniana memoria, e il consumismo sfrenato che riduce tutto a “usa e getta”, anche le persone umane. Lo sfondo storico è da ricondursi prevalentemente agli anni Sessanta e Settanta, e si allarga anche sul dopo, quando Perri ha iniziato a esercitare la sua professione di medico. Egli ha fatto inizialmente la gavetta, come abitualmente si fa in ogni lavoro “sudato” e non arrivistico: guardia medica, marina militare, medico di famiglia. Attualmente si dedica con competenza, senso di responsabilità e sensibilità umana alla professione di medico di famiglia, ma con una passione ancora più forte alla musica, espressa con la chitarra battente e con la sua voce. Questa sua seconda attività è diventata per lui come una seconda pelle (“medico per mangiare, musicista per vivere”) tanto da non riuscire a distaccarsi mai dallo strumento che suona con perizia e passione avvincente. Nel suo libro, Perri esprime la sua foga narrativa con lo stesso trasporto che ha per la musica: c’è la grande passione umana e sociale a raccontare il suo vissuto e quello della sua gente.
Ecco alcune tematiche: il boom economico che da noi si visibilizza soprattutto con lo sviluppo edilizio finanziato dai “germanesi”, paesani emigrati in Germania; l’emigrazione che porta lacerazioni e sradicamento in tante famiglie, e conseguente disadattamento; il fenomeno mafioso che corrode il nostro tessuto sociale e ci sovrasta come una cappa di piombo che soffoca la nostra libertà e spinge i nostri ambienti sociali all’imbarbarimento, nonostante la reazione di pochi coraggiosi che pagano con la vita, come zzu Catà ‘u filosofo, ucciso barbaramente; alcuni piacevoli ricordi dell’infanzia, vissuta dall’autore in modo sereno e spensierato, nonostante le ristrettezze economiche di quei tempi; la sua esperienza di medico, ricca di aneddoti sui suoi pazienti (da qui il titolo del libro “Ohi dottò”), di cui descrive con precisione e con dettagli soprattutto visivi la mentalità, i pregiudizi, l’ignoranza, ma anche la loro solidarietà e la partecipazione umana agli eventi dolorosi o gioiosi del paese. Molto toccanti dal punto di vista affettivo sono i capitoli dedicati al padre e alla madre, rappresentati sì con gratitudine, tenerezza e affetto, ma con realismo, senza sdolcinatezze. Nella narrazione di Perri non mancano pennellate trasfigurative che, a volte, esagerano la rappresentazione della realtà, e suscitano ilarità. E’ una risata,però, liberante ed esprime profonda partecipazione umana dell’autore che non tende a giudicare, tranne quando si tratta di malaffare e ipocrisia. Lì egli usa la sferza dell’ironia e talvolta del sarcasmo. A controbilanciare l’aspetto umoristico e “leggero” c’è la descrizione della sofferenza causata dalla malattia, di cui è testimone nella sua esperienza di medico. Testimonianza umana partecipe e condivisa che fa riflettere sull’umano dolore. Anche lui è stato segnato dal dolore per malattia, come paziente, e ne è uscito con dignità e maggiore comprensione delle sofferenze altrui. Il libro, godibile in tutte le sue parti, è scritto in modo chiaro e scorrevole, con proprietà lessicale che si avvale anche di parole tecniche della sua professione di medico. Il largo uso delle parole e delle espressioni dialettali, a volte molto colorite, rende le vicende narrate più attraenti, e inoltre rappresenta personaggi e protagonisti con caratteristiche più concrete e marcate. In conclusione, a mio modesto parere, Perri è un acuto osservatore e un avvincente narratore del suo vissuto individuale che si interseca con quello popolare della sua gente, e lo sa rappresentare nella sua varietà e complessità con una gioiosa o dolorosa, ma sempre commovente, partecipazione professionale e umana. Auspico che la ricca esperienza umana narrataci, soprattutto in qualità di medico, possa egli successivamente riprenderla e raccontarcela in modo più largo e approfondito nella veste di artista della musica.
Prof. Giacomo Barbalace