“Scrivo con gli occhi di Ilva, di Anna e di “mastro” Carmelo, che raccontano l’entusiasmo che ha contaminato i rioni delle S.Croci e di Piazza Rossa per la dedicazione-consacrazione della Chiesa di San Giuseppe Lavoratore, avvenuta il 1 marzo 2014, il giorno in cui la Chiesa celebra S.Albino “che biasimò con forza i costumi superbi dei potenti e con impegno promosse il III Concilio di Orléans per il rinnovamento della Chiesa” – scrive in una nota Luigi Ruggiero. È stato un tripudio; una manifestazione di gioia e di esultanza composta, cui ha partecipato la intera città. “Il rione, al pari della intera Cirò Marina, mi è caro – così echeggia l’homilein di Mons. Domenico Graziani, che presiede il rito di dedicazione della chiesa parrocchiale – e mi è caro per la devozione verso il téktòn, il carpentiere Giuseppe, padre putativo di Gesù, che oggi costruisce la Chiesa che si va a consacrare; e mi è caro per la grande accoglienza che mi ha sempre riservato e per la sua voglia di Chiesa, palpabile nella freschezza di questi scout, vere sentinelle di quel mattino che è già un domani migliore, attorno alla fede in Cristo ed ai suoi apostoli.” Continua ispirato l’ επίσκοπος , il vescovo “supervisore” della Chiesa crotonese, che da buon comunista io stimo “La consacrazione di questa Chiesa ha avuto un percorso molto difficile e impervio, alla fine però la Chiesa sognata da un rione e dalla città, è stata realizzata.
So che di domenica molti fedeli assistono alle Sante Messe celebrate ora da Don Gianni ora da Don Donatus. Dovete essere ancora di più. Diamoci da fare dentro la Chiesa e per altri e tanti sogni da realizzare. Non siamo frittule, che tra l’altro nessuno più mangia (con le eccezioni del caso, lo interrompe Don Gianni); non siamo rimasuglie, ma siamo uomini e donne, siamo persone con valori imprescindibili. E la Chiesa nel suo complesso è a servizio dell’uomo, nel segno della solidarietà, del rispetto e dell’amore. Ha tra le sue mission anche quella di lavorare per una società rinnovata nella giustizia e nell’amore.” Carmelo Ferraro, comunista da sempre, che ha mobilitato Istituzioni imprese, commercianti e donne e uomini della città per realizzare sulle S.Croci la Casa di San Giuseppe lavoratore, dice : “Finalmente la Chiesa di San Giuseppe lavoratore, realizzata con l’impegno del rione delle S.Croci e con il contributo della intera comunità civico-sociale ciromarinese, superato ogni impedimento burocratico, oggi è qui pronta per essere consacrata; oggi è pronta per invocare il nome di Dio e nutrirsi della sua Parola.
Per questa consacrazione, per questa consegna solenne di una Casa che è riferimento unico per il culto verso il Cristo della nostra fede e, nel contempo, riferimento essenziale per il miglioramento delle cose sociali della città, ringrazio innanzitutto Dio e poi il vescovo Domenico Graziani, i parroci Mons. Antonino Terminelli e Don Gianni Filippelli e Don Donatus, Don Antonio Mazzone, Don Pasquale Aceto e Don Simone Scaramuzzino e quanti si sono spesi per “donare” alla costruzione della Chiesa e i cui nomi sono ricordati in questo luogo sacro. Per questa consacrazione ringrazio, e la città ringrazia, i sindaci che da Luigi Ruggiero, a Silvio Capalbo e a Nicodemo Parrilla, e a Roberto Siciliani si sono fin qui succeduti. Per questa consacrazione ringrazio Cirò Marina e le Sante Croci e con la vostra e nostra città elevo al Cielo il canto che da secoli la Chiesa ci ha insegnato “Chiesa santa, … dimora di Dio tra gli uomini, tempio santo costruito… in Cristo Gesù, Chiesa sublime … Qui, il fonte della grazia lavi le nostre colpe, perché noi tuoi figli muoriamo al peccato e rinasciamo alla vita nel tuo Spirito”. Il rito della dedicazione è stato quanto mai suggestivo e acchiappante, pervaso da una magia millenaria che ad ognuno regala il tempo della riflessione e della preghiera. Il cerimoniere Don Rino Le Pera, i presbiteri concelebranti Mons. Antonino Terminelli, Don Antonio Mazzone, Don Gianni Filippelli, Don Donatus, Don Matteo, Padre Daminao e Padre Edoardo, si sono ritrovati uniti nel Vescovo Domenico Graziani, che stando in piedi e senza la mitra, con le braccia allargate, ha detto: “Dio, che reggi e santifichi la tua Chiesa, accogli il nostro canto in questo giorno di festa; oggi con solenne rito il popolo fedele dedica a te per sempre questa casa di preghiera; qui invocherà il tuo nome, si nutrirà della tua parola, vivrà dei tuoi sacramenti” e poi “Qui il povero trovi misericordia, l’oppresso ottenga libertà vera e ogni uomo goda della dignità dei tuoi figli, finché tutti giungano alla gioia piena nella Santa Gerusalemme del cielo”.