Don Giancarlo Malena, amareggiato, ha inoltrato una sua personale dura riflessione sullo stato della sua parrocchia, volendosi fare portavoce “del sentimento di smarrimento e confusione che da mesi rende inquieto l’animo di tanti fedeli suoi parrocchiani per il susseguirsi di eventi che hanno interessato la loro Chiesa in onore del Santo Patrono della Calabria, destabilizzandone la quiete e l’incessante fervore di fede che da circa mezzo secolo rappresentano un baluardo di tradizioni, di devozioni, di uno spiccato sentimento cristiano di appartenenza al Santo della propria terra”. Si fa portavoce di tale sofferenza cristiana, Bruno Scarpelli, da tempo impegnato a rianimare la piccola Chiesa di San Francesco di Cirò Marina. Ecco cosa ancora scrive e noi riportiamo fedelmente: “Dopo vari tentativi tesi a riportare chiarezza e trasparenza abbiamo la giusta pretesa – scrive Don Malena – di fare affidamento alla libertà di parola – sottratta – consegnando alla stampa le nostre convinzioni morali, civili e di credo cristiano-religioso, considerato che altre vie si sono rivelate inutili ed improduttive. Non vogliamo sentirci una massa di incoscienti ed irresponsabili navigando come una nave senza una precisa rotta, ma ispirati al rispetto della persona e della dignità di uomini e cristiani, figli dello stesso Padre. Dentro di noi alimentiamo la coscienza e la coerenza dell’amore fraterno che ci spinge a non tacere quanto sa di pressapochismo o ancor peggio di sopraffazione ed imposizione arbitraria, cose che in una comunità cristiana non dovrebbero avere ragion d’essere”.
“Nel concreto mi accingo a descrivere alcune situazioni a dir poco incredibili che si sono maturate in questi anni e che sono sotto gli occhi di tutti. Anzitutto è evidente ad ognuno che all’interno della nostra Diocesi di Crotone-Santa Severina e ancor più in quella locale della vicaria ovvero forania di Cirò Marina, si sbandiera un concetto di fraternità che in realtà non esiste, e diventa ipocrisia parlarne sventolando programmi solenni e fantasiosi se poi ci si ignora l’un l’altro. Si lascia far prevalere (per inciso nei fratelli Sacerdoti della Chiesa di San Cataldo e del Santuario di Madonna d’Itria) un autoritarismo pauroso ed oppressivo nel popolo di Dio che deve subire le decisioni dei responsabili della Chiesa , modelli di incarnazione del personaggio anziché pastori che guidano il proprio gregge. Non possiamo altresì sottacere la manifesta noncuranza dell’incisivo e martellante messaggio di Papa Francesco orientato ad una “Chiesa in uscita”, quella presente nelle periferie del mondo e che richiede innumerevoli sacrifici, sofferenze, privazioni, ai quali molti pastori di anime preferiscono curare il proprio comodo “palcoscenico” all’interno della propria parrocchia, impedendo in maniera farisaica a chi come me crede nell’insegnamento dello stesso Papa di muoversi in direzione di tanta gente povera, sola e abbandonata donando loro cure, sostegno, conforto. La stessa gente che gravita alla Chiesa povera dedicata a San Francesco da Paola è stata arbitrariamente e senza alcuna motivazione privata della stessa Chiesa, di ricevere i Santi Sacramenti e di ascoltare la Santa Messa per due volte consecutive e per lunghi periodi di tempo. Allorquando il sacerdote addetto alla cura del tempio ha osato “riparare” la casa di Dio in rovina sono piovute – non dal cielo – minacce, divieti e angherie di ogni genere manifestando durezza di cuore e rigidità da parte del Sacerdote della Chiesa di San Cataldo, pur non sussistendone validi motivi e soprattutto al quale è stato manifestato, nonostante tutto, il mio più profondo perdono cristiano, ad oggi rifiutato. Il risultato della triste vicenda è tutto racchiuso nel proverbio che dice: ‘la montagna ha partorito il topolino’, in quanto l’altare crollato è stato sostituito da una scrivania affiancata al gabinetto di servizio, rifiutati altresì il vero altare e la campana costati sacrifici e sofferenze, estromesso e volutamente reso ‘emerito’ il Sacerdote scomodo. Una sola certezza: ‘qui da noi è lontana la Chiesa di Dio voluta da Papa Francesco, ed è lui il nostro prossimo ed autorevolissimo riferimento'”.
La nostra Chiesa di San Francesco si è ripresa benissimo, in quanto Don Gianni FILIPPELLI si è rivelato un ministro di Dio che adempie a tutti i suoi compiti con professionalità e puntualità! Noi fedeli ne siamo contentissimi, un grazie a Don Gianni che è riuscito a risanare la piccola chiesetta che nonaveva più ne orari e ne ppiù fedeli!
Povera la mia Chiesa! Ma fino a quando abuserà della pazienza dei fedeli, che,anche da grandi peccatori, a Cristo hanno affidato il senso del loro vivere?