In Calabria più di un Comune su quattro ha dichiarato dissesto finanziario tra il 1989 e il 2014. Sono infatti ben 138 (su un totale di 409) i municipi ad esser finiti a gambe all’aria negli ultimi 25 anni. Un numero record, che rischia di peggiorare ulteriormente. Anche quest’anno, come ha denunciato pochi giorni fa Peppino Vallone, presidente dell’Anci calabrese (l’associazione dei Comuni), sono infatti numerosi quelli che rischiano di non avere i conti in ordine.
“I problemi sono sempre gli stessi”, dice Claudio Cavaliere di Legautonomie al settimanale ‘Panorama’, la lobby che raccoglie Comuni, Province e Regioni, che imputa la difficoltà “ai soliti problemi” degli enti locali calabresi: la difficoltà di riscuotere i tributi e l’alto ammontare di crediti mai pagati che si trascinano da un bilancio all’altro, senza mai essere riscossi. È proprio quest’ultima una delle voci più critiche: “A Reggio Calabria, in passato, la capacità impositiva si aggirava sul 18 per cento. Vuol dire che ogni cento euro di crediti iscritti in bilancio ne restavano per strada 82. Se a questo aggiungiamo la complessità delle regole contabili e soprattutto gli artifici e raggiri che in molti enti sono stati praticati per raggiungere un fittizio “saldo zero”, abbiamo un quadro disastroso. Che va completato con la colossale fregatura dei derivati che hanno drammaticamente indebitato i Comuni”, dice Antonio Castorina, capogruppo PD al Comune di Reggio. Nella classifica delle regioni con più Comuni finiti in dissesto, la Calabria supera la Campania (123) e il Lazio (45).