Parlare dello stato in cui versa Soakro significa dovere affermare di un’Azienda nata nel 2007 e morta già da diversi mesi, da quando si è riscontrato il forte passivo che accumulava con il trascorrere degli anni, (acqua fatturata all’utenza ad un prezzo inferiore rispetto a quanto veniva pagata alla Sorical, perdita di carico lungo la condotta cittadina e quindi non fatturata, stipendi elevati ai dirigenti e amministratori della società, bilanci fittizi).
Conseguenza di tutto ciò l’inevitabile fallimento della Soakro.
Tale situazione sta mettendo in crisi un’intera provincia per quanto riguarda la distribuzione del servizio idrico e la prospettiva di cancellare diversi posti di lavoro in una città già desertificata abbondantemente dal versante dell’occupazione.
Lo stato d’agitazione dei lavoratori Soakro continua e non potrebbe essere diversamente giacché non percepiscono il salario da diversi mesi.
Tutta la vicenda è seguita anche dal Prefetto Vincenzo De Vivo.
La soluzione del problema dovrebbe passare attraverso l’istituzione di un consorzio dei comuni del territorio che, una volta formato, dovrà essere il nuovo soggetto gestore della distribuzione idrica. Non tutti i comuni della Provincia sono al momento d’accordo. Hanno dato la disponibilità a costituirsi in consorzio soltanto in dieci. In mezzo a tutto ciò monta la polemica dello scarica barile a proposito delle colpe gestionali che hanno portato la Soakro al fallimento.
Ad essere chiamato in causa per come è stata gestita l’Azienda anche il dott. Sergio Iritale in qualità di presidente della Provincia di Crotone nel periodo 2004/2009. Oggi Iritale è consigliere comunale in quota maggioranza e in un’apposita conferenza stampa (28 gennaio 2016) ha detto la sua a proposito della gestione Soakro affermando che a fine 2009 la società aveva accumulato debiti da attività lavorativa pari a euro 2.500.000, mentre a fine 2014 i debiti per la stessa voce erano pari a euro 5.000.000 La Soakro è caduta – ha detto Iritale – per gli errori di chi l’ha governata e non per colpa dei lavoratori che stanno pagando un prezzo elevatissimo. La proposta dell’ex presidente Iritale per salvare l’attività del servizio idrico è mettere in campo una governation da parte di tutti i comuni del territorio che per legge non possono rifiutare di farne parte, impiegare il giusto personale che realmente serve, regolamentare il servizio idrico in maniera adeguata eliminando gli sprechi e facendo pagare l’acqua a tutti. Al momento, però, non s’intravede nessuna soluzione all’orizzonte da parte di chi dovrebbe risolvere il problema sia localmente che a livello regionale.




