Nulla era noto delle condizioni sociali della famiglia di Luigi Lilio ideatore della riforma del calendario gregoriano –afferma Vizza- di cui sembrava essersi persa ogni traccia. Secondo alcuni era nato da modesti genitori, secondo altri da modesti genitori non privi di una certa agiatezza o da nobile e ricca famiglia. Supposizioni non suffragate da alcuna evidenza documentaria. L’unico documento di cui disponevamo sulla presenza della famiglia Lilio a Cirò era una lettera datata 1535 che il poeta Casopero scrisse all’amico Girolamo Tegano. Casopero nella lettera segnalò trentaquattro famiglie primarie di Cirò, tra cui quella dei Gigli (Lilÿs nel testo), la famiglia appunto di Antonio e Luigi Lilio.
Da allora la famiglia Lilio sembrava essere scomparsa nel nulla. Riferimenti ben precisi sulla famiglia Lilio a Cirò sono emersi recentemente da atti del notaio Baldo Consulo e del notaio Giovanni Alboccino, depositati presso l’Archivio di Stato di Catanzaro. Due documenti sono stati ritrovati da Vizza e altri da Pino Rende dell’Archivio Storico Crotone. Un atto di Baldo Consolo del 1573, riporta integralmente: “Il giorno 2 del mese di gennaio prima indizione 1573, nella terra di Cirò, innanzi a noi, per lettera, è costituito Antonino de Lilio della detta terra, che asserisce di dover conseguire da D. Petro Bordono, vescovo di Umbriatico, venti ducati che gli erano stati tutti mutuati in Roma per mano di Cesare de Lilio suo cugino. Il detto Antonino fa quietanza al detto vescovo poiché, innanzi a noi, riceve materialmente i venti ducati dal detto vescovo, e per esso, dal Reverendo Antonino Galeoto vicario generale che è presente (…). Sottoscrivono il giudice ed alcuni testi”.
Il documento testimonia che “Antonino” de Lilio, in quel periodo si trovava a Roma ed era ben inserito nelle alte sfere ecclesiastiche. Antonino è impegnato in un passaggio di danaro tra la curia di Cirò e la curia di Roma per mezzo di Cesare, suo cugino. Cesare riceve il danaro dal vicario generale Antonino Galeoto e lo consegnerà ad Antonino Lilio a Roma.
Oltre ad Antonino de liljo, atti del 1573-1574 testimoniano la presenza di altri quattro membri della famiglia de Liljo o de Lilio: Matteo De liljo, Cesare de Liljo cugino di Antonino de Lilio, Sylvester de lilio e sua sorella donna Nicolae de liljo. Si apprende che la famiglia dei “magnifici” de Lilio aveva degli “hortali” in località “Fulcuni” e delle case “sotto lo Castello”.
Una questione fondamentale ai fini della nostra indagine –ha affermato Vizza- era quella di accertare se il cognome de Liljo, o de Lilio, di cui parlano gli atti del notaio Consulo, coincideva col cognome Lilio-Lilius citato nei documenti ufficiali della riforma del calendario gregoriano.
L’ipotesi sopra esposta ha trovato conferma in 4 atti notarili, redatti in italiano, del notaio Giovanni Alboccino, rinvenuti nel 2018 da Pino Rende nell’Archivio di Stato di Catanzaro.
Nel primo documento si legge che la “nobile” famiglia de giglio aveva dei terreni agricoli nella zona detta “la yusta”.
Un altro atto notarile di Giovanni Alboccino riporta che Antonino de giglio possedeva dei terreni nella località “santi biasi”, mentre altri due atti notarili riportano l’ubicazione di vecchie abitazioni della famiglia di giglio nella zona della rittusa. Uno di questi recita: “18.12.1588. Libertino Papandro di Cirò vende al m.co Joannes Maria Casopero di Cirò, una casa palaciata dentro la terra di Cirò, loco detto “la rittusa”, confine con i “casalena que fuerunt m.corum giglis.
Possiamo concludere -ha affermato Vizza- che il cognome Lilio in latino (dativo e ablativo) diventa de Lilio, de lilio, de liljo, Lilius (con funzione di soggetto), oppure di giglio/de giglio in italiano (atti notarili G. Alboccino), oppure Gilio, Giglio, Gigli (con oscillazioni grafiche e fonetiche), come da documenti ufficiali della riforma del calendario.
I documenti sopra riportati mostrano la presenza di un nucleo della famiglia Giglio/Lilio nella Cirò del XVI secolo. La famiglia Giglio possedeva il titolo di “nobile”, dei terreni nelle zone “Fraccuni, Yusta e Santi Biasi”, e delle abitazioni nella località detta “la rittusa”.
I risultati di questa ricerca saranno pubblicati in forma esaustiva su riviste del settore.