Siamo di fronte ad uno scenario surreale, come mai prima d’ora ci troviamo a dover fare i conti con una realtà più che inaspettata, nessuno escluso, tutti messi alla pari su un unico gradino e non si sa da quale parte si cadrà, il fatto è che non spetta a noi deciderlo, neanche ai potenti della terra, a loro solo l’arduo compito di avere la giusta lungimiranza per limitare il più possibile i danni di un nemico di cui si conosce solo il nome.
Fa paura tutto ciò, terrorizzano le persone convertite in numeri, perdiamo migliaia di vite nel giro di qualche giorno, eppure, spaesati e incoscenti continuiamo a correre, a puntare il dito verso scelte e decisioni.
Lo strumento social è l’unica boccata d’aria verso il mondo, uno spazio sterminato dove tutti commentano tutto: milioni di esperti in economia politica, politica economica, medicina scientifica, sociologia, antropologia, statistica e chi più ne ha più ne metta.
Questa pausa forzata sarebbe invece forse più l’occasione giusta per riflettere su dove stiamo andando? Cosa porterà tutto questo? Cosa saremo post Covid-19?
Non volendo fare lo stesso sbaglio di quanto detto sopra scendendo troppo in tecnicismi, da cittadini di una Città già disturbata dalle molteplici vicissitudini, ci chiediamo: cosa ne sarà di noi Crotonesi? Sicuramente non saremo più gli stessi, avremo tutti inevitabilmente un disturbo post traumatico da stress, non solo personale e intimo, ma soprattutto sociale, dovuto anche all’abbandono totale delle istituzioni.
In un momento di così tale difficoltà e smarrimento come esseri facente parte di una nazione, fulcro di una pandemia, seconda solo alla Cina, già spaventati dallo scenario tragico che incontreremo in termini economici, oggi, come non mai, ci troviamo orfani istituzionali, nessuno che ci dia confronto, speranza, affidabilità, nessuno che crei quel collante di unità di cui una collettività ha bisogno in un momento così delicato e sensibile.
Non che le passate esperienze ci abbiano reso particolarmente legati a qualche cordone ombelicale tale da destabilizzarci in termini di attaccamento, ma oggi più che mai si avrebbe bisogno di un volto “amico” che s’interfacci a nome del popolo, e verso chi può chi può darci piccole, se pur effimere, risposte di speranza.
Magari che serva al piccolo commerciante di beni non essenziali che oggi si trova da più giorni senza un euro d’incasso, quell’incasso che serviva giornalmente a sostenere ed acquistare i beni di prima necessità, mantenendo magari più famiglie. Che serva a quelle saracinesche abbassate che forse non si alzeranno più e di conseguenza, ai commessi, ai padri ed alle madri di famiglia che hanno uno stipendio già rimodulato in base alla norma; loro, cosa dovranno aspettarsi?
Si perchè tutto si ripercuoterà maggiormente su quella micro economia del sub-strato tipico del nostro territorio, fatta di lavoretti “pi mabbuscar a jurnata“.
Come si può chiedere ad una intera cittadinanza che ha perso l’orientamento di camminare dritti su un filo di seta. La città, come é risaputo, non gode di benessere, ma di fame e non parliamo di quella che oggi si può immaginare vedendo la fila nei supermercati; parliamo della fame di dignità, della fame di lavoro, quella che ci é stata tolta con la politica malsana, arrivista e connivente, utile solo al tornaconto di tutti coloro che sono passati dal palazzo di Piazza della Resistenza.
Qui si conteranno le vittime e non di certo per un Virus incontrollabile, ma per disperazione nel vivere una vita non degna di questo nome. E così che s’incrementa la percentuale di criminalità, già dimostrato dai piccoli e banali furti nelle attività oggi forzatamente chiuse; il povero ruba al poveraccio, l’odio innesca odio, malumore e diffidenza collettiva, tutti allo sbaraglio.
Senza un padre, una madre, una guida che metta ordine nel caos disperato; una domanda nasce d’impeto: dove sono i nostri Rappresentanti?? Sono chiusi nelle case per via del #iorestoacasa? Ricoprire certi ruoli ha anche le sue responsabilità, non si può beneficiare di stipendi pari al totale annuale di un intera famiglia e non proferire parola su problemi sanitari, sull’assenteismo di massa o, ancora peggio, se così non fosse, prendere una posizione di difesa, onde evitare che si diventi come sempre zimbello di una Nazione che ha inevitabilmente additato Crotone e i suoi abitanti come ingrati, diffidenti e indifferenti a tutto ciò che accade; sulla mancanza di strumenti di protezione in tutta la città, anarchia sul rispetto delle regole e ordinanze, perché non spiegate come una mamma farebbe con i propri figli riordinare, riordinare e organizzare una linea per la comunicazione dei contagi e contagiati, onde evitare l’illegalità di fuga di notizie private.
La sola e semplice creazione di unità popolare, sentirsi parte di un qualcosa che non sia l’autogestione, che si sa non ha mai portato a fini costruttivi fin dai tempi del liceo. Qualcuno che chieda tutele per i lavoratori costretti a proseguire nel loro impegno con la paura di essere contagiati dal vicino di postazione, senza che si adottino le giuste precauzioni, rischiando per sé e i propri familiari a casa, magari con gravi patologie o minori indifesi e per lo più con la sorpresa del mancato accredito degli emolumenti.
Dove sono tutte quelle facce che qualche mese fa sorridevano sui manifesti elettorali con i loro slogan da garibaldini? Questa é la lapalissiana dimostrazione, con presunzione sottolineiamo, non che noi ne avessimo bisogno, di come si può essere più ultimi degli ultimi anche quando le promesse riecheggiavano il totale contrario.
Ad una riflessione conclusiva forse si può arrivare: aver ceduto e forse cedere ancora a venditori di menzogne ci porterà alla disperazione più totale, alla disgregazione di una collettività povera, affamata e smarrita, sperando di non dover rinunciare alle cose più normali e naturali come il sole e il mare, ma soprattutto alla salute fisica e mentale.
Ci auspichiamo che chi può chieda almeno il blocco temporaneo dei tributi locali dovuti da quelle persone in effettiva difficoltà, aiuti per il pagamento riguardo gli affitti dei locali commerciali non attivi, degli alloggi sociali e abitazioni principali, trovando le giuste metodiche e agendo in vera meritocrazia.
Ma cosa più importante sarà sperare di non perdere quel briciolo di umanità e cuore nei confronti di noi stessi e del prossimo.