La Dirigente Scolastica, prof.ssa Sara Giulia Aiello, ha accolto l’invito dell’Amministrazione Comunale di Cariati, Area Servizi alla Persona, a partecipare ad un momento commemorativo in Piazza Rocco Trento, al cui centro è stato realizzato per l’occasione un monumento con scarpe usate ammassate, a ricordo dell’orrore perpetrato nei confronti della specie umana nei campi di sterminio. Di scarpe, meglio di “scarpette rosse” già parlava Joyce Lussu, rievocando il destino dei bambini nei campi di concentramento.
Alla presenza del Sindaco della città di Cariati, avv. Filomena Greco, e dell’Assessore alle Politiche Sociali, dott.ssa Bianco, l’evento ha visto la partecipazione attiva e commossa di un gruppo di studenti dell’IIS di Cariati, nel pieno rispetto della normativa anti-Covid.
La memoria non si insegna; si coltiva quotidianamente, ancora di più in questa giornata carica di significati storici ed umani. Per non dimenticare, per fare tesoro di quanto consegnatoci dalla storia, per non far tacere le voci provenienti dal passato e nel contempo ascoltare le voci dei nostri giovani, il momento in Piazza Trento ha visto il coinvolgimento degli studenti del III Liceo Linguistico, accompagnati dalla prof.ssa Romanello, e degli alunni dell’ITI, guidati dalla prof.ssa Pugliese. Gli studenti dell’ITI hanno focalizzato l’attenzione sul messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: < La Giornata della Memoria, che si celebra oggi in tutto il mondo, non ci impone solamente di ricordare i milioni di morti, i lutti e le sofferenze di tante vittime innocenti…Ma ci invita a prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza. A partire dai banchi di scuola. Perché la conoscenza, l’informazione e l’educazione rivestono un ruolo fondamentale nel promuovere una società giusta e solidale >. Di ciò era convinto Primo Levi in “Se questo è un uomo”, uno dei testi proposti e letti dagli alunni del Liceo Linguistico: < …considerate se questo è un uomo che lavora nel fango, che non conosce pace che lotta…che muore per un si o per un no…Vi comando queste parole …. scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli… >. I figli di cui parlava P. Levi sono gli uomini e i giovani di oggi, a cui è affidato un compito delicato come il testo “La farfalla” di Pavel Friedman: abbattere le barriere dell’ignoranza, del pregiudizio e dell’intolleranza, ascoltarsi e comprendersi, abbracciarsi e sentirsi parte di un tutto, camminare e costruire insieme, volare alto con la leggerezza di una farfalla, perché le farfalle si librano in volo nel sole, < non vivono nel ghetto >.