Tutto esaurito per la brillante commedia: “finche’ c’è la salute”, della Compagnia Teatrale Apollo Aleo, andata in scena in piazza della Libertà nell’antico borgo, scritta e diretta dalla regista e commediografa Filomena Zungri. Una commedia fluida, simpatica, un affresco della nostra terra e del nostro recente passato. Nata con l’intento di divertire coinvolgendo il territorio ed esaltandone i pregi e le potenzialità. Molte delle loro rappresentazioni hanno finalità benefiche. Seconda delle cinque commedie scritte e dirette da Filomena Zungri che ha saputo coniugare l’amore per il teatro con l’inaspettata e preziosa riscoperta delle proprie radici, frugando nella memoria alla ricerca di quei racconti che hanno popolato la sua infanzia e dando vita, grazie alla maestrìa degli attori, a personaggi incredibili, che creano forte empatia con il pubblico, e trovano nella plasticità del dialetto l’espressione più congeniale. In questa commedia affrontata con un taglio particolare e rievocativo, poiché ambientata negli anni 70/80, Fortunata (Annamaria Strumbo) è un’ipocondriaca che nasconde le sue paure sotto una patina di egoismo, vinto solo dall’amore per Guerino, il figlio “malato-depresso” (Giuseppe Sammarco), e dalla volontà ferrea di sistemare la figlia Faustina (Francesca Martino) invaghita della persona sbagliata, lasciando che provveda alla famiglia il figlio Giustino (Michele Palmieri) che insieme alla moglie epifania (Filomena Zungri), sono gli unici personaggi immersi nella realtà, in un mondo popolato da figure fantastiche, come la “Pantasima” e poco raccomandabile Onorata (Maria Teresa Calzona) o lo zio “ricco” Adriano (Vincenzo De Franco), e devono perciò sopperire alle manchevolezze di un marito assente perché emigrato, che scopre l’esistenza di un figlio, Felice (Gaetano Ierimonte) a distanza di decenni. “Con accento nostalgico l’autrice cerca di carpire i segreti più reconditi dei personaggi che nascondono sotto un sostrato di apatia e di incoscienza, una certa sofferenza interiore, mettendo in luce temi come la follia, la depressione, le noie quotidiane di una famiglia apparentemente “normale” che nasconde segreti e piccole infelicità comuni a ognuno di noi, sebbene trattati in chiave ironica e divertente, mirano ad essere comunque motivo di riflessione. Il tutto viene presentato senza grandi pretese, ma solo per la gioia di condividere qualche ora di piacevole intrattenimento. Nel 2017 questa commedia rappresentata al Premio Caccuri ha vinto il premio sceneggiatura nella sezione “Teatro in vernacolo”. Il sindaco Mario Sculco e gli assessori Fortunato Strumbo e Salvatore Giardino si sono complimentati con gli attori e regista per la splendida serata e per i temi delicati affrontati. Il pubblico li ha acclamati con un lungo applauso.