di Nelly Brisinda. Nella tradizione del progetto aziendale Librandi di apertura al territorio con iniziative legate al vino e a quanto intorno ad esso ruota, cultura, mostre, musica, enogastronomia, venerdì 3 maggio, nel centro culturale “A Casedda” diretto ed animato da Enza Librandi, ha avuto luogo la presentazione del romanzo di Mimmo Cangemi “Il Patto del Giudice”. Moderatore della serata il giornalista Rai Pasqualino Pandullo che ha coordinato i lavori di un pomeriggio articolato e ricco di spunti artistici e letterari. Presenti al tavolo dei relatori Maria Faragò e Gilberto Floriani, rispettivamente manager del progetto e Direttore artistico del “Tropea Festival Leggere & Scrivere”, il primo festival di letteratura in Calabria dedicato al tema della lettura e scrittura in epoca digitale. Il festival, hanno spiegato i relatori, intende sviluppare il percorso tracciato negli anni passati dal Premio Nazionale di Letteratura Città di Tropea, incluso nella classifica dei 7 maggiori riconoscimenti letterari nazionali, che sin dalla prima edizione, vinta da Roberto Saviano, porta avanti il connubio tra la passione per la lettura, in una terra a lungo fanalino di coda nella classifica delle regioni italiane che leggono, e l’amore per un territorio ricco di storia, arte, cultura e tradizioni, proponendo veri e propri itinerari letterari.
Il Festival, articolato in sei giornate di dibattiti, incontri, performance teatrali e musicali, che si svolgono a Tropea, ma per spostarsi anche a Vibo Valentia, Soriano Calabro, Serra S. Bruno alla scoperta del ricco patrimonio artistico, culturale, gastronomico della Costa degli Dei e del suo entroterra, consentendo al pubblico di conoscerne i molteplici volti. Mimmo Cangemi , già vincitore del Premio Tropea 2012, ripropone ne “Il patto del giudice” una nuova indagine di Alberto Lenzi, un Montalbano calabrese che “giostrando sul filo del pericolo il suo rapporto diretto di ingannevole complicità e amicizia con un potente capobastone, decifrerà i due misteri intrecciati e farà la sua giustizia”. Il romanzo parte infatti dalla rivolta dei neri di Rosarno per trasferirsi al Porto di Gioia Tauro in occasione dell’arrivo di un ingente quantitativo di cocaina, per ironia della sorte, dirottata in altra sede da quella prevista. Fatti di cronaca e di vita vissuta narrati con la passione che contraddistingue un Gangemi profondamente legato alla sua terra di cui, nel suo intervento, ne denuncia i mali da puntiglioso cronista, prendendo spesso il sopravvento, come lui stesso sostiene, sul carattere letterario dell’opera. Una storia vera legata al fenomeno del caporalato ed alla reazione degli abitanti di Rosarno sull’intreccio tra ndrangheta e lavoro nero, argomenti che hanno interessato la cronaca locale e nazionale per molto tempo. Nel corso della serata si sono alternati interessanti dibattiti tra l’Autore e gli ospiti in sala; alcuni brani del libro sono stati letti efficacemente dagli attori della Compagnia Teatrale Krimisa Giovanni Malena, Nicodemo Iacovino e Floriana Maietta, con intermezzi musicali proposti dal flauto di Angela Vulcano e dalla chitarra di Vincenzo Funaro. Il tutto reso ancora più accattivante da un conclusivo aperitivo a base di vini della Casa e da prodotti gastronomici locali.