“Da parte mia, chiedo scusa all’arbitro e alla componente arbitrale in generale, al mio paese, ai compagni, alla dirigenza ai tifosi”. Con questa dichiarazione iniziale, ha voluto fare ammenda del suo gesto, il giocatore, Giuseppe Anania, che domenica scorsa, durante la partita del campionato di seconda categoria in quel di Mesoraca, si è reso responsabile del tentativo di aggressione all’arbitro. Un grave gesto di intolleranza, verso lo stesso direttore di gara, determinato, come lo stesso giocatore dichiara, “da una direzione arbitrale palesemente condizionata da poca capacità e autorevolezza arbitrale.” “Purtroppo, sono momenti in cui non sai quello che fai”, aggiunge il giocatore e “le mie dichiarazioni sono dettate soprattutto dal fatto che voglio ribadire che sono legato alla maglia della mia squadra e della città che rappresenta”.
“Ma, aggiunge il calciatore, tengo a volere dire anche che certi episodi, che si sono verificati anche su altri campi, non si verificherebbero se, gli arbitri fossero più preparati e corretti. Quello che arbitrava a Mesoraca, era palesemente, quasi intimorito e per nulla in grado di essere imparziale. Vedere i compagni ripetutamente bersagliati pesantemente dalla squadra avversaria, quasi fosse una partita di rugby, senza essere sanzionati, ha generato la mia reazione che, comunque era stata preceduta anche dall’espulsione del nostro mister solo per avere segnalato alcuni episodi”. “Certo, la mia reazione è stata sbagliata e chiedo nuovamente scusa a tutti, ma vorrei che da questo mio gesto la Lega, considerasse il fatto che ad arbitrare su certi campi e certe partite, bisogna affidare il compito a una classe arbitrale più preparata e capace”. Le società, specie in questi tempi di crisi, investono economie e risorse umane, che andrebbero maggiormente tutelate. Le motivazione del giocatore Anania, che recepiamo e riportiamo, pur se sottendono alcuni elementi di analisi vetusti, non possono in alcun caso giustificare tali reazioni. Va da se, che la situazione e il clima che spesso si genera su alcuni campi, lascia l’arbitro solo contro tutti e molti dirigenti e tifosi sono molto lontani da quell’educazione sportiva decubertiana, che permetterebbe a tutti di godere sportivamente di qualunque risultato.
Il gesto di Giuseppe Anania è semplicemente una reazione di accumulo di ingiustizie nello sport anche il padre giocava nella kremissa ed un grande giocatore tutti i più piccoli facevano il tifo per lui semplicemente così bronzo bronzo bronzo voglio aggiungere che Giuseppe è un bravissimo ragazzo nello sport nel sociale e sopratutto in famiglia