L’antica Hipponion era una delle città della Magna Grecia del versante tirrenico calabrese. Nel suo perimetro affondano le radici di quella che poi i romani ribattezzarono come Vibo Valentia. Ora, quelle stesse mura greche rischiano di essere coperte da tubi di 70 centimetri di diametro e da una colata di asfalto e cemento, stile Capo Colonna (leggi articolo). Sepolte sotto una strada che dal cimitero porta verso il traffico della città. Lo scorso febbraio, l’amministrazione comunale di Vibo Valentia ha avviato i lavori su questa strada intitolata a Paolo Orsi, l’archeologo che qui ritrovò i resti di Hipponion negli scavi tra il 1916 e il 1921. La strada si trova al centro del Parco archeologico di Vibo, a cavallo tra due aree vincolate dalla Soprintendenza: da un lato l’area sacra greca scavata da Orsi; dall’altro quella del Trappeto Vecchio, che comprende un tratto di mura di fortificazione di circa 500 metri (che in alcuni casi raggiungono un’altezza di quattro metri).
I lavori di riqualificazione prevedevano la posa di una grossa condotta interrata per il deflusso delle acque bianche e la sistemazione dell’asfalto. Costo dei lavori: 600 mila euro. L’autorizzazione preventiva data dalla Soprintendenza (con la presenza di un archeologo) risale al 2012. Tra ritardi e rinvii, si è arrivati allo scorso febbraio, quando i lavori sono partiti nell’area vicina alle mura scavate da Orsi, dove si trovano anche due tombe e una torre. Ad aprile, i cittadini si accorgono che dai lavori erano venuti fuori i blocchi di arenaria delle mura. Da qui le segnalazioni. Da Roma arriva il Soprintendente pro tempore della Calabria Gino Famiglietti. Che autorizza il completamento dei lavori con salti e strutture a U. A luglio emergono i resti della cintura muraria greca e i lavori si fermano di nuovo. La Soprintendenza decide solo di aspettare che il Comune studi una variante del progetto per posare comunque i tubi sulle mura e ripristinare la pavimentazione stradale.
In sostanza si prospetta una deviazione delle tubazioni attorno alle mura, che poi verranno comunque interrate. “Bisogna fermarsi, l’area va vincolata” afferma l’archeologa Anna Rotella. Nel frattempo è nato il Comitato cittadino Pro mura greche Vibo Valentia che ha anche lanciato una petizione (qui) rivolta al presidente della Repubblica. Il comitato si dice disponibile ad aiutare l’amministrazione a cercare un finanziamento e propone un’alternativa ai lavori. Ora si attende una risposta del Comune. I soldi al parco, tra l’altro, non mancano. Ad agosto 2015 il parco archeologico ha ricevuto un finanziamento di 3 milioni di euro per i nuovi lavori di allestimento. Parte di questi soldi sono stati già spesi l’anno scorso nell’area del Cofino, la parte più alta, per riportare alla luce le fondamenta di un tempio ionico, che avrebbe dovuto essere coperto da un tetto. Ma il cantiere è fermo.